Come descrivere una scena erotica

Sono passati cinque anni da quando ho pubblicato l’articolo come scrivere scene “forti” e, nonostante questo, è ancora l’articolo più letto e condiviso del blog.
I termini di ricerca sono molto simili e tutti per lo più relativi al modo migliore per scrivere scene erotiche o di tortura all’interno di un racconto o di un romanzo.

Per questo motivo, ho deciso di riprendere in mano quel vecchio articolo e ampliarlo, al fine di fornire una guida il più completa possibile sui giusti ingredienti per una buona scena erotica.
Di sicuro seguirà anche un articolo dedicato alle scene di violenza e tortura all’interno di un romanzo, con i miei tempi biblici, ovvio…

Vi informo che a scrivere questo articolo ci ho impiegato oltre tre mesi, per cui spero che possa dare almeno un piccolo aiutino a chiunque passerà di qui.
Se volete integrare, obiettare o discuterne, vi invito a usare la sezione dei commenti. Saranno di sicuro utili a tutti coloro che, in questi anni, hanno consultato l’articolo come scrivere scene “forti”.
Inoltre, se siete autori e il vostro romanzo contiene una scena erotica, potete condividerla nei commenti, riportando il vostro nome e il titolo del romanzo in questione.
Ricordatevi di censurare i nomi dei personaggi, per non fare spoiler.

Quindi, iniziamo!

Un occhio di riguardo alla caratterizzazione del personaggio
Com’è il vostro personaggio?
Sicuro di sé o con una bassa autostima?
Ha un buon rapporto con il suo corpo o preferirebbe che gli specchi non fossero mai stati inventati?
So che in molte storie “l’amore guarisce tutto”, ma in un momento intimo come un rapporto sessuale, in cui ogni barriera viene meno, le insicurezze vengono a galla e si devono vedere.
Il lettore lo deve percepire, affinché la scena risulti realistica.
Se un personaggio è di norma insicuro e controllato, difficilmente riuscirà a lasciarsi andare fin dal primo istante.
Prendetevi tempo, calatevi nella mente del personaggio e lasciate che gli ostacoli si dissolvano lentamente, uno alla volta, un gesto e un sospiro dopo l’altro.
Se il vostro personaggio è un ragazzino sedicenne impacciato alla sua prima esperienza, non può diventare Christian Grey nell’arco di dieci righe.

Nessuna fretta
Date ai vostri personaggi il tempo di parlare, di creare l’atmosfera giusta, che sia anche la più naturale possibile.
Non abbiate fretta di arrivare al dunque, soprattutto se è una scena che i lettori stavano aspettando.
Nei romanzi rosa accade spesso che il lettore non aspetti altro che l’arrivo della scena erotica tra i due protagonisti e voi di certo non volete affrettare le cose, giusto?
Il lettore dovrebbe godersi il momento tanto sospirato e atteso.
Per cui, prendetevi tempo, create l’atmosfera. Bastano piccoli dettagli, come lo sfioramento di un ginocchio, un’occhiata più prolungata e intensa delle altre o un caldo bacio sul collo.
Non dico che non si possano scrivere scene di passione improvvisa dentro all’ascensore come si vede in decine di film americani… Può succedere, l’importante è che la vostra storia e, soprattutto, i vostri personaggi siano idonei a quel tipo di relazione impulsiva e passionale.
Se i vostri protagonisti, o anche solo uno di essi, sono timidi e impacciati, è difficile che possiate scrivere di improvvisi assalti all’interno di un camerino o sul sedile posteriore di un’auto.

Il lessico
Se scegliete una terza persona immersiva o una prima persona, il vostro punto di vista si trova calato all’interno della scena, con tutto il coinvolgimento emotivo che ne consegue e con una variazione sostanziale nel modo di esprimersi, rispetto a un narratore onnisciente.
La descrizione dell’atto erotico attraverso gli occhi del personaggio implica che il lessico dovrà adeguarsi a quella che è la caratterizzazione della voce narrante.
In molti romanzi erotici si sceglie un lessico chiaro e ben definito. A volte sfocia nel volgare e io, da lettrice, non lo apprezzo, ma se la caratterizzazione del personaggio è compatibile con la volgarità, allora non vedo perché precludersi questa possibilità.
Nei romanzi rosa, in genere, si preferisce un lessico meno esplicito, più poetico. Si concentra l’attenzione sull’aspetto emotivo, più che su quello carnale, con solo qualche accenno all’atto fisico.
Poi ovviamente molto dipende dal target: un libro indirizzato a un pubblico maturo può scendere nei particolari più di uno young adult.

Le caratteristiche fisiche dei personaggi
Sembra banale ma, se fino al momento della vostra scena erotica avete descritto lei come bassa ed esile e lui come alto e muscoloso, dovete tenerne conto.
Lei non diventerà improvvisamente alta due metri perché avete sfogliato qualche sito in cui si parla di Kamasutra e avete deciso che vi piace la posizione “Dirty Dancing” (per intenderci, lei in piedi davanti a lui, con una gamba a terra e l’altra sollevata a cingere la vita del partner… sì, l’ho letto davvero e sì, vi garantisco che l’altezza di lei non era compatibile con quella di lui).
E poi, vi prego… Le donne non sono tutte ginnaste professioniste più elastiche di una contorsionista.
Non è necessario farlo strano, ve lo assicuro. Normale va benissimo, se la scena è scritta bene e introdotta con la dovuta attenzione.

Le differenze di età
Quando c’è una differenza di età significativa, in cui uno dei due personaggi si trova in una fase adolescenziale, mentre l’altro/a ha superato i trent’anni, dal mio punto di vista, è inevitabile che prima di giungere a un rapporto fisico ci sia della ritrosia almeno nella metà adulta della coppia.
Per cui, prima di giungere alla scena erotica, se la differenza di età è considerevole, è importante focalizzarsi sulla costruzione di una relazione credibile, in cui il rapporto emotivo e intellettuale hanno una certa rilevanza.
Poi, va beh… Se si vuole scrivere una storia tra una ragazza e il suo “sugar daddy”, la costruzione del rapporto può anche venire meno, ma non spacciatelo per “vero ammmmore”.

Come scrivono gli altri?
Per essere scrittori bisogna, prima di tutto, essere lettori.
Quindi, ho pensato di riportare alcuni brani tratti da romanzi più o meno famosi per darvi un’idea di quelle che sono le possibilità in termini di caratterizzazione, lessico e atmosfera.
Ovviamente ho sostituito i nomi dei personaggi con delle lettere casuali, così da non fare spoiler a chi non avesse letto i libri in questione.

C. S. Pacat – L’ascesa dei re
Sentì la resistenza cedere e spinse, piano. Avvertiva ogni minimo progresso mentre tutto ciò che lo circondava spariva, eclissato da una miriade di sensazioni. Esisteva solo la percezione del suo petto, che scivolava sulla schiena di B, la testa di quest’ultimo piegata, i capelli sudati sulla nuca.
F stava ansimando. Era conscio del peso opprimente del proprio corpo, di B sotto di sé, puntellato sui gomiti. Abbandonò la fronte contro il collo dell’amante e si lasciò andare.
Era dentro B. Una sensazione viscerale e annichilente. Mai si era sentito più se stesso: B si era lasciato prendere pur sapendo chi fosse. Il suo corpo aveva già cominciato a muoversi. Il compagno emise un piccolo mugolio contro le lenzuola, la parola veriana per “Sì”.

Haruki Murakami – 1Q84
Quando faceva sesso con donne più giovani, era diverso. Dall’inizio alla fine doveva pensare a varie cose, operare delle scelte e fare delle valutazioni. Ciò lo metteva a disagio. Sulle sue spalle venivano a gravare molte responsabilità. Si sentiva come il capitano di una piccola nave in balia del mare in tempesta. Doveva tenere il timone, controllare la condizione delle vele, valutare la pressione atmosferica e la direzione del vento. E anche giudicare se stesso e tenere alto il morale dei marinai. La più piccola distrazione, il minimo errore, potevano condurre alla sciagura. Più che fare sesso, gli sembrava di eseguire una missione difficile. Di conseguenza, era così teso che finiva con l’eiaculare nel momento sbagliato o non avere l’erezione quando era necessario. E questo aumentava la sua insicurezza.
Ma quando era con la sua amica, non commetteva quegli errori. Lei aveva una grande opinione delle capacità amatorie di N, lo lodava e lo incoraggiava. Dopo quell’unica volta in cui lui era venuto troppo in fretta, lei aveva accuratamente evitato di indossare di nuovo la sottoveste bianca.
Anzi, per maggior sicurezza non aveva più indossato nessun capo intimo di quel colore.
Anche quel giorno la sua biancheria, sia sopra che sotto, era nera. Lei gli fece un pompino lungo ed elaborato. Godendosi a sazietà la durezza del suo pene e la morbidezza dei suoi testicoli. Lui poteva vederle il seno coperto dal reggiseno di seta andare su e giù a ritmo con i movimenti della sua bocca.
Per evitare di eiaculare troppo in fretta, N chiuse gli occhi e cercò di pensare ai ghiliachi.

Laura Novelli – Il destino della guerriera
Le mani del guerriero, intanto, avevano afferrato i lembi della veste che indossava e, con movimenti decisi, il gargarense gliela sfilò.
Interruppe il bacio solo per gettare a terra il tessuto poi le sue dita si spostarono impazienti sul suo corpo nudo. Le sfiorò con lentezza i seni, carezzandole i capezzoli mentre con la lingua le percorreva il collo, tracciando una scia di brividi e baci.
A annaspò mentre reclinava la testa indietro per concedergli l’accesso alla sua gola.
Il guerriero ne succhiò la pelle candida, lambendola e mordendo la carne.
Le gambe le tremarono per l’eccitazione. A si sentiva esposta, in balia del suo ammaliante potere.
La guerriera che era in lei avrebbe voluto allontanarsi per recuperare una posizione di vantaggio ma il suo corpo traditore glielo impediva. Il bisogno di raggiungere il piacere le ottenebrava la mente privandola di qualsiasi volontà che non fosse quella volta a ottenerlo.

Ken Follett – I pilastri della terra
C si tolse la tunica e la camicia, gli stivali e le calze, e si inginocchiò di nuovo davanti a lei. I suoi capelli rossi si asciugavano e si arricciavano disordinatamente. Era magro e bianco, con le spalle e i fianchi ossuti, solido e agile, giovane e fresco. Il membro spuntava come un albero dal pelo rosso dell’inguine. L provò l’impulso di baciargli il petto. Si protese e gli passò le labbra sui capezzoli piatti che si contrassero, come si erano contratti i suoi. Li succhiò dolcemente, per dargli lo stesso piacere che lui le aveva dato. C le accarezzò i capelli.
L voleva sentirlo dentro di sé.
Vedeva che non sapeva bene cosa fare. “C” chiese “sei vergine?”
Lui annuì, impacciato.
“Sono contenta” disse lei con fervore. “Sono così contenta.”
Gli prese la mano e se la mise tra le gambe. Era inturgidita e sensibile, e il contatto la fece trasalire. “Toccami” gli disse. C mosse le dita. “Toccami anche dentro” disse L. Esitando, C insinuò un dito, e la sentì madida per il desiderio. “Ecco” gli disse con un sospiro soddisfatto. “Ecco, devi metterlo lì.” Gli lasciò la mano e si riadagiò sulla paglia.

Odiblue – Come vento
E le slacciò i bottoni del vestito e lei stessa guerreggiò con la cintura dei pantaloni, senza provare impaccio o vergogna, solo un’infinita naturalezza.
Quando lo liberò dalla camicia, studiò il petto costellato di cicatrici e per un attimo ebbe paura di toccarlo, ma poi sorrise e mentre lui le percorreva il collo baciò ogni taglio, benda, punto di sutura ed ematoma.
Accetto tutto di te. Le bugie, le ferite, le crepe del passato. Accetto di non sapere. Accetto di sopportare, se saprò.
Perché non le riusciva di fare l’amore diversamente, se non accogliendo ogni difetto. Non poteva amare la sua luce, se non stringeva le sue ombre, e anche lei sapeva di avere tanti lati oscuri a incupirle l’anima, ma quando E la guardava spariva tutto e lei si sentiva la perla più preziosa del Klide, si sentiva…
“Perfetta” lo sentì boccheggiare. Le baciò la spalla ferita. “Sei perfetta”.
D soppresse un nodo di pianto alla base della gola e attorcigliò le gambe alle sue, liberò un gemito quando si fusero in un’unica essenza.
Soli, sotto un cielo frastagliato da vette aghiformi, naufragarono in quell’abisso di dolcezza. Un poco. Tanto. Troppo. Al punto che le venne una disperata voglia di piangere, stordita dal suo profumo di muschio, dall’odore selvaggio della pelle, perché aveva già fatto l’amore da ragazza, ma non era mai stato così.
Gli mormorò di continuare, di non lasciarla, di non scambiare quel pigolio di gioia per un addio. Gli baciò la clavicola e gli sentì il cuore scalpitare nell’addome rattoppato, in bilico tra la paura e il desiderio, il disperato terrore di ferirla o che se ne pentisse.
“Siamo giusti così” lo rassicurò. Intrecciò le falangi alle sue ciocche dorate, ed erano davvero morbide come spine di grano maturo, baciate dal sole di giugno.
Lui la strinse così forte da cavarle il fiato. “Tu sei giusta così” le sussurrò sulla fronte.
E mentre continuavano quel ritmo frenetico e insaziabile di aneliti e amplessi, D pensò di esserlo davvero – giusta e perfetta – ma che il merito fosse esclusivamente suo.




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