Intervista a Teriel Donovan – A Cup of Stories

Ciao a tutti!
Oggi vorrei portare qui sul mio blog un articolo con un format un po’ diverso dal solito.
La mia carissima amica Teriel Donovan, il mese scorso, ha pubblicato una raccolta di racconti di genere fantasy, distopico e anche fantascientifico.
Per questo motivo, vorrei riservarle uno spazio tutto suo tra queste pagine e dedicarle una breve intervista.

Benvenuta, Teriel. I lettori di lunga data, di sicuro, conoscono già il tuo blog “Anything Magazine”, di cui sono stata ospite più volte. Chi mi segue da meno tempo, invece, potrebbe non aver ancora avuto occasione di conoscerti. Ti va di presentarti?

Ciao! Prima di tutto, grazie mille di cuore! Tengo davvero tanto al tuo supporto e poter fare questa intervista, mi fa un certo effetto… di solito sono io che le organizzo!
Per rispondere alla tua domanda, Teriel non è il mio vero nome, ma è così che mi presento da molto tempo.
Anni fa, lessi un romanzo fantasy la cui protagonista si chiamava Theriel. Cresciuta in un mondo che non le apparteneva, si ritrovò catapultata in un mondo Fantasy, dove scoprì la sua vera identità.
Mi sono rispecchiata in lei, ma per comodità di pronuncia ho tolto l’h.

Ora veniamo alla tua raccolta di racconti “A Cup of Stories”, che io ho avuto la fortuna di veder nascere e leggere in anteprima. Parlaci un po’ delle sue origini e della sua evoluzione.

Ogni storia è unica. Alcune sono leggere, sentimentali, mentre altre affrontano temi controversi.
In ognuna ho messo il mio cuore, scrivendo spesso di getto, in preda alle emozioni, che ho sempre cercato di trasmettere ai lettori.

So che hai avuto un lungo periodo di allontanamento dal mondo letterario, durato oltre tre anni, per questo vorrei chiederti cos’è accaduto in tutto questo tempo e come ti senti ora, che “A Cup of Stories” è una realtà.

Ho avuto e sto affrontando diversi problemi personali. Determinati aspetti della mia vita preferisco tenerli per me… di altri, come sai, ne ho parlato apertamente. Non sono mai stata una persona sicura di sé. Amavo scrivere ed era il mio porto sicuro. Mi faceva e mi fa stare bene. Scrivere per me è come respirare. Ma si sa, per ogni cosa bella c’è sempre un prezzo da pagare.
Mi spiego meglio.
Credo che ogni autore abbia il suo personale tallone d’Achille, e per me non è stato diverso.
Avevo scritto e pubblicato una storia non del tutto pronta.
Detesto doverlo ammettere, ma l’avevo scritta in un periodo in cui avevo il cuore spezzato, pensando a qualcuno che, all’epoca, era per me molto speciale.
Sapevo che la storia non era pronta, che avrei dovuto curarla meglio e che certi aspetti potevano essere approfonditi, per questo motivo ero terribilmente vulnerabile.
Sapevo che aveva dei difetti che non ero riuscita a correggere.
Non era la storia peggiore che avessi mai scritto, sia chiaro, però era come un fiore non ancora del tutto sbocciato.
Proprio su quella storia, su Goodreads, ricevetti diverse stroncature, con attacchi personali annessi.
Io mi convinsi di meritare quelle recensioni e di dover ringraziare quelle persone e la loro onestà.
In realtà, quelle recensioni mi hanno segnata negativamente e mi hanno rubato tre anni.
Aprivo il file Word e… non riuscivo a scrivere.
Niente.
Le persone che avevano letto e amato quella storia mi avevano ripetuto più volte che si trattava di recensioni false, provenienti da profili fittizi, ma io non ho voluto ascoltare.
Quelle stroncature si erano insinuate dentro di me, erano diventate un muro invisibile e io mi sentivo inutile.

Poi, quando anche tu sei stata attaccata, la verità è emersa in tutta la sua interezza: quelle stroncature erano davvero recensioni false.
Per di più, qualcuno aveva sfruttato la base della mia storia per fare un sudicio fumetto porno.
Ricordo che, quando l’ho scoperto, ero seduta, ma tremavo dalla testa ai piedi. Mi sentivo come se qualcuno mi stesse trascinando in un’altra dimensione.
Non sto cercando di attrarre le simpatie dei lettori con del banale pietismo… le sensazioni che ho provato sono state davvero molto forti.
Finalmente ero libera, sapevo la verità, anche se non avrei mai voluto che perseguitassero anche te.
È stato difficile accettare che ci sono gruppi di pseudo-scrittori che cercano volontariamente di demolire i loro colleghi per poter emergere.
Potrei continuare per ore… troppo ci sarebbe da dire al riguardo, ma l’unica cosa davvero importante è che non posso perdonare queste persone, perché io credo nel rispetto e nel sostegno reciproco.
Ancor meno perdonerò Goodreads, perché la sua politica dell’autogestione ha permesso la nascita di queste mostruosità.
Ci sono persone molto più vulnerabili di me e mi si spezza il cuore pensando che sono state perseguitate ripetutamente e non sanno la verità.
Mi domando quanti si rendano conto che c’è un’enorme differenza fra recensione negativa e insulti, persecuzione e diffamazione.
Chiedo scusa per essermi dilungata, in realtà ho cercato di riassumere in breve, ma inutilmente…

Il racconto, questo sconosciuto.
È un dato di fatto che le raccolte di racconti siano poco richieste dal pubblico italiano, che predilige invece romanzi lunghi e corposi.
Anche io, lo ammetto, non sono una grande lettrice di racconti e un po’ me ne dispiaccio, perché quando mi capita tra le mani una buona raccolta, non posso fare a meno di restare ammaliata da quanto si possa narrare in un testo breve.
Approfitta di questo spazio per convincere i lettori di queste pagine a leggere più racconti.

Sono la peggiore venditrice di me stessa!
Resto però convinta che non è importante quanto sia lunga una storia. Una, due, cento o mille pagine, se non trasmette emozioni, se non spinge a riflettere, è come non aver letto nulla.
Ho scritto una raccolta di racconti, si tratta di narrativa breve, che difficilmente supera le dieci cartelle, per questo motivo vi lancio una sfida: provate a leggere almeno l’anteprima su Amazon e ditemi se avete sentito qualcosa.
Sì, lo so, sono tremenda!

A Cup of Stories” raccoglie racconti di generi molto differenti tra loro, accomunati però da una narrazione che dà spazio e risalto ai personaggi femminili. Spiegaci le ragioni di questa scelta e raccontaci qualcosa delle donne che fanno parte della tua raccolta.

Ho cercato di creare dei personaggi femminili in cui tutti potessero rispecchiarsi, ma che non fossero le classiche principesse da salvare. Non le odio, per carità! Ma troppo spesso è un tratto distintivo. Ho cercato di creare delle donne e delle ragazze dalla forte personalità, con una loro vita, in grado di prendere decisioni in autonomia e di affrontare tutte le conseguenze che ne derivano.
Volevo dei personaggi femminili capaci di combattere per ciò in cui credono.

La tua raccolta mostra il dolore in varie forme e sfaccettature. Particolarmente intensi sono i racconti “Silent Goodbye” e “Into the Darkness, You Will Find My Soul”. Senza fare spoiler, raccontaci di cosa
parlano.


“Silent Goodbye” riflette me. Credo che sia una delle poche volte in cui mi sono davvero messa a nudo, raccontando la forza di un sentimento e la sua disperazione.
Non penso di essere l’unica ad aver sperimentato questo tipo di sensazioni, ma mi domando quanti si siano sentiti terribilmente soli, quasi estranei al mondo.
Incompresi.
Per quanto riguarda “Into the Darkness”, scrissi quella storia per un evento di Wattpad.
Chi non ha paura dei suoi demoni personali? Chi non si è trovato a tremare, pensando a cosa potrebbe accadere dopo la morte?

La vendetta è un altro tema predominante nella tua raccolta, soprattutto nei racconti “New Era Syndrome” e “L’imperfezione della donna”. Fornisci ai lettori un breve accenno di trama e raccontaci a cosa ti sei ispirata. Ti sei documentata molto?

“New Era Syndrome” la considero un pugno allo stomaco. La protagonista è uno dei personaggi più controversi che sono riuscita a creare, non si cura di quello che pensano le persone, perché il loro giudizio ha spezzato la sua vita, spingendola a compiere scelte radicali.
Questo mondo è pieno di ipocrisia.
Lei cercherà di distruggerlo, annientando le difese degli esseri umani.

“L’imperfezione della donna”, invece… so che non dovrei dirlo, perché l’ho scritta io, ma mi uccide ogni volta che ci penso, perché affronta un tema molto delicato di cui non si parla abbastanza: l’infibulazione. Stavo facendo una ricerca e per puro caso, in un sito alternativo a YouTube, trovai un video spaventoso che riguardava una bambina. Tu che hai letto la storia puoi immaginare cosa ho visto e cosa è successo, e mi perseguita ancora.
Non pretendo con il mio racconto di cambiare le cose, ma vorrei che le persone si informassero, si opponessero a questa pratica e soprattutto, non dessero per scontato di essere al sicuro.

A Cup of Stories” è una raccolta di dolore e vendetta, ma anche di redenzione e liberazione.
“Rain” e “Il fiore rosso sangue” ne sono due ottimi esempi. In poche righe, come la narrativa breve impone, sei riuscita a narrare la storia di due sorelle e di una sventurata fanciulla, alla ricerca di libertà dalla schiavitù e dal tormento di un amore negato. Parlaci di loro e delle ragioni che ti hanno spinta a scrivere questi racconti.

A proposito di “Rain”, posso dire che, nel corso del tempo, ho letto molte storie che riguardano il passato.
Inevitabilmente, scoprii delle realtà che difficilmente si riescono a digerire.
L’aspetto più spaventoso di queste realtà è la facilità con cui ci si arrende al prossimo, diventando schiavi di qualcuno o di un sistema corrotto. Seppur nella sua brevità, tra le righe di “Rain” si affronta una scelta.
“Il fiore rosso sangue”, invece, è l’emblema della mia passione per le storie e le leggende giapponesi.
Mi sono state di grande ispirazione nello scrivere una storia mostruosa, alla quale ho scelto di dare una veste delicata, ma non meno inquietante.

Altro tema centrale è l’indifferenza: gente che guarda, osserva, assiste a drammi e tragedie, ma non interviene.
A questo proposito, ti chiedo di concentrarti sul protagonista di “La dama sboccata”. Parlaci di lui, della sua umanità e della sua sofferenza.

Mi è difficile farlo. Ho una sorta di legame speciale con questa storia.
L’indifferenza è una di quelle cose che non riesco a tollerare e che mi fa sentire impotente.
Ogni persona potrebbe essere “la dama sbloccata”, se solo lo volesse.
“La dama sboccata” non fa altro che mettersi a nudo, pur essendo completamente vestita.
Ci vuole coraggio per reagire, per non cedere all’odio, così comune nel nostro mondo.
In quanti riescono?
È così facile perdersi, ma lui, “la dama sboccata”, ha trovato un modo tutto suo per andare avanti.
Ognuno di noi dovrebbe cercare una via per non perdere se stesso/a.

Ti rivolgo un’ultima domanda: se potessi essere il personaggio di uno dei tuoi racconti, chi vorresti essere e perché?

La dama sboccata. Ha quella forza e serenità che vorrei avere io.

Grazie, Teriel, per averci presentato la tua raccolta che, lo ricordo a tutti, è disponibile per l’acquisto su Amazon.
Non vedo l’ora di poter leggere altri tuoi lavori (e sai bene a cosa mi riferisco).

Spero che questa intervista vi sia piaciuta e che vogliate dare una possibilità alla raccolta “A Cup of Stories”.

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