Fin da piccola, ho sempre avuto un amore viscerale per l’acqua. Laghi, fiumi, mari o anche laghetti artificiali in centro città. Anche le piscine vanno bene, nuotare fa parte di quelle cose che mi accompagnano da sempre.
Mi piace rimanere a guardare l’acqua per ore e non a caso molte delle mie storie ruotano attorno a mari o fiumi. I laghi, stranamente, hanno sempre un ruolo marginale ma non so dire perché, visto quanto mi piaccia andarci, soprattutto se sono coperti da un cielo grigio e nascosti dalle nuvole basse.
Mari
I porticcioli nordici nei giorni di calma esercitano su di me un fascino notevole e, non di rado, i miei racconti si svolgono a terra, nei porti (quello nella foto d’introduzione all’articolo si trova in Danimarca).
Mi piace molto il mare in inverno o i mari del nord, agitati e con il vento freddo che soffia verso la spiaggia deserta (in foto, la lingua di terra di Grenen, a nord di Skagen, in Danimarca, dove il Mar Baltico e il Mare del Nord si scontrano senza mischiarsi). A prescindere dalla stagione e dalla temperatura esterna, non riesco a camminare sulla spiaggia con le scarpe. Appena vedo il bagnasciuga e la schiuma bianca delle onde che si infrangono, non posso esimermi dall’andare a bagnare i piedi.
Di solito descrivo il dipanarsi delle vite dei miei personaggi lungo le spiagge di qualche mare del nord freddo e burrascoso. I personaggi camminano sul bagnasciuga, dialogano, si siedono sulla sabbia dura e umida e ammirano il mare con l’amore dei terraioli.
Con LEDE, invece, per la prima volta, ho ambientato alcune scene a bordo di grandi velieri. I personaggi navigano in prima persona, il mare lo vedono tutto attorno a loro. Hanno bisogno di navigare ma al contempo nutrono timore e rispetto nei suoi confronti.
Fiumi
Quando scrivevo mainstream, descrivevo sempre fiumi dal letto largo e apparentemente tranquillo, eccezion fatta per qualche cateratta, sopra ai quali erano costruiti enormi ponti in ferro. Penso che questo immaginario del fiume sia dato dall’aver sempre visto l’Adda con i suoi ponti giganteschi. Passeggiare sulle rive dell’Adda mi rilassa e rimarrei per ore a osservare ammirata i vortici che si formano in mezzo al letto del fiume o in prossimità delle chiuse.
Ricordo poi un racconto ambientato sulle rive del Lambro in un vecchio mulino, piccolo tributo a una gita fatta alle medie lungo il fiume fino al lago di Pusiano.
Quella gita la ricordo ancora come una delle più belle che ho fatto. Poco dopo una piena e settimane di pioggia, avevamo temuto che ce l’avrebbero cancellata, invece è uscito il sole e il fiume è sceso sotto ai livelli di rischio. Siamo andati in primavera, il bosco e i prati erano in fiore e l’erba sulle sponde era schiacciata dalla recente piena (sparse per l’articolo vedete alcune foto di repertorio, anno 2004).
In LEDE, buona parte della storia si svolge proprio attorno a un fiume. Il fiume non riveste mai un ruolo centrale ma è sempre presente e costituisce un ostacolo o un aiuto per i personaggi che nel corso della storia si spostano attraverso il continente.
Di fatto, il fiume compare in ogni sua parte, dalla sorgente fino alla foce. È una fonte di vita per il popolo che abita le sue sponde e che dal suo letto preleva l’acqua dolce necessaria alla sopravvivenza della città e all’irrigazione dei campi.
Laghi
In LEDE c’è un lago ma è appena nominato in un paio di passaggi come semplice riferimento geografico e al momento non so dire se assumerà un ruolo più di rilievo.
Racconti ambientati sulle rive di un lago non ne ho mai scritti.
Ho creato alcune sorgenti di acqua calda o fredda che formano delle piccole pozze ma decisamente non le definirei laghi.
Come dicevo all’inizio, è strano perché i laghi mi piacciono molto, rigorosamente in inverno, quando le piccole spiagge di sassi sono deserte e sul lungolago si incontrano poche persone. Vado quasi sempre sul lago di Lecco, in uno dei paesi che stanno tra Mandello del Lario e Colico. Mi piace passeggiare e respirare il profumo di umidità e il caratteristico “odore di lago”. Non lo disdegno in estate, quando si può fare il bagno, ma comunque preferisco le passeggiate invernali. Il lago più bello che ho visto, a oggi, è il lago di Bled, in Slovenia, in cui la navigazione a motore è vietata e al cui centro si trova un isoletta con una chiesa sulla cima. Per arrivarci ci sono 99 scalini. La tradizione vuole che, in caso di matrimonio, lo sposo porti la sposa in braccio per tutta la scalinata. Per gli uomini, pensateci bene prima di decidere di sposarvi a Bled.
Visto quanto mi piacciono i laghi, penso che potrei provare ad ambientarci un racconto, magari su uno di quelli scavati tra le montagne e con quell’aria malinconica data dal cielo grigio e dalle nuvole basse.
E voi? Come vi rapportate con l’acqua nelle vostre storie?
Da lettori, vi piacciono storie ambientate sulle rive di mari, laghi e fiumi?
Pensandoci, l’acqua è presente in molte mie storie, soprattutto sotto forma di fiume. Credo che il suo visibile scorrere sottolinei il cambiamento. Nella vita reale sono attratta dai mari del Nord più che da quelli tropicali, ma anche una spiaggetta in Sardegna fuori stagione è un buon polo di attrazione.
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Bello lo scorrere del fiume per sottolineare il cambiamento 🙂
Anche io non sono particolarmente attratta dai mari tropicali, non so dire il perché, però…
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Ciao Chiara,
bei posti e belle foto… viaggiare ti piace e si vede.
Per tornare al tuo quesito posso dirti che, come lettrice, mi piace immedesimarmi nei luoghi descritti dagli scenari del libro. Se li conosco mi appassiono e ne ricordo i colori, gli odori, i suoni e i particolari; se invece non ci sono mai stata e ne ricavo una descrizione che mi incuriosisce o che mi affascina metto in cascina il progetto di poterli visitare un giorno.
Per quanto attiene all’acqua in particolare ricordo diversi libri con piacere:
Il Dio del fiume di W.Smith
nel quale ritrovare l’affascinante terra dei faraoni con la storia che scorre come il grande fiume Nilo e il suo lento respiro, solenne e epico.
Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda
che ci trascina con uno strattone deciso nell’odissea di un piccolo afghano che scappa dalla guerra e dalla morte del suo paese e inizia un lungo viaggio tra Iran, Turchia e Grecia arrivando ad attraversare un tratto di mare con un gommone di quelli da spiaggia… e lì il mare lo senti tutto!
I noir nordici con le atmosfere cupe, grigie e fredde del loro mare e dei loro fiordi mi piace molto, lì il male è facile indovinarlo senza il sole che galvanizza l’umore.
Il male non dimentica di Roberto Costantini
che con il terzo libro della sua trilogia del male ci immerge in una Libia ostile e la sua storia… con il suo mare che è anche il nostro e che è ancora oggi così attuale sul nostro scenario politico interno e internazionale.
Martha Peake di Patrick Mc Grath
un romanzo tipicamente gotico, nello stile dell’autore, ma anche storico, che si dipana tra i desolati moli di Londra e le colonie della baia del Massachusetts negli anni della rivoluzione americana.
Infine che dire dell’intramontabile Moby Dick?
Recentemente ho visto anche il film… mare, mare, e ancora mare…
Una buona settimana 🙂
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Ciao Mary,
molti dei titoli che hai elencato non li ho mai sentiti nominare, però vedo che hai un sacco di letture “acquatiche” all’attivo.
“Nel mare ci sono i coccodrilli” è piaciuto tanto anche a me e concordo: il mare lo senti tutto!
Comunque si vede che ti piace leggere 🙂
Buona settimana!
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Io ho una tribù di piratesse di fiume 😀
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Mi piacciono le piratesse, anche se di fiume non ne ho mai viste 😉
Potrebbe venirne qualcosa di interessante! 🙂
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Beh, in realtà sono nel mio romanzo uscito nel 2014, quindi direi di sì ^___^
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Quindi le troverò in “Pelicula”?
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Dai, non farmi spoilerare 😀
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