Ricordo i primi tempi in università quando, arrivando a lezione con almeno un’ora di anticipo, sbirciavo le copertine dei libri di quei pochi studenti già in aula e leggiucchiavo qualche pagina di nascosto.
Per la maggior parte si trattava di romanzi fantasy, horror o di avventura.
Siccome io e la riservatezza siamo due mondi a parte, mi facevo beccare quasi ogni giorno. A quel punto, visto che comunque ero interessata, chiedevo un riassunto della trama e un parere sulla storia. Il discorso poi virava sui generi preferiti e, quando nominavo il romanzo di formazione, nessuno sapeva di cosa stessi parlando.
Per me, che ho sempre letto e scritto romanzi di formazione, era ovvio considerarlo un genere a tutti gli effetti, come ho scritto in risposta all’articolo di Daniele Imperi sui 10 tipi di romanzi fuori dai generi letterari.
Quindi, vediamo di fare un po’ di chiarezza su questo genere.
Le caratteristiche di un romanzo di formazione
I romanzi che narrano di una trasformazione di un personaggio sono molti, talvolta rientrano magari in un genere più ampio.
Tipicamente, il romanzo di formazione è incentrato su un protagonista che, nel corso della storia, cambia radicalmente il suo modo di essere, di vivere e di concepire la vita stessa e il suo rapporto con gli altri.
L’accento è posto sull’introspezione psicologica, sugli incontri con altri personaggi e sulle modificazioni caratteriali che questi incontri comportano.
Talvolta anche un evento imprevisto può generare l’inizio di un processo di cambiamento interiore.
L’evento scatenante
In un romanzo di formazione, la portata emotiva dell’evento scatenante deve essere chiara. Il protagonista deve essere influenzato da quell’evento, deve viverlo e metabolizzarlo. Deve esserne colpito e deve essere spinto a cambiare o a rivedere le sue convinzioni. Non necessariamente il cambiamento è immediato, anzi, la lentezza dell’evoluzione interiore è tipica del romanzo di formazione. Inoltre, spesso il protagonista non si rende conto del cambiamento fino a metamorfosi ultimata. Solo a quel punto, si volterà indietro e, con occhi nuovi, vedrà la persona che era e quella che è diventata.
L’evento scatenante può essere:
- Una volontà di cambiamento interiore data da un’esistenza insoddisfacente.
- L’incontro con una persona particolare, diversa in qualche modo dal protagonista e pronta a metterne in discussione convinzioni radicate fin dall’infanzia.
- Un lutto.
- Un licenziamento.
- L’abbandono degli studi.
- Un fatto insolito, che può sconfinare nel fantastico o nel surreale.
Romanzi di formazione in letteratura
Proprio per le differenti modalità di presentazione, è difficile trovare un testo che, nel panorama letterario, figuri solo ed esclusivamente come romanzo di formazione.
Il giovane Holden, J.D.Salinger: è classificato come romanzo di formazione ed è forse l’esempio più lampante di questo genere. Holden Caulfield, il protagonista della storia, è un ragazzo sedicenne che viene cacciato dal college a causa del suo scarso rendimento. Il romanzo si svolge nell’arco di un fine settimana, quindi in un lasso di tempo molto breve, in cui però Holden interiorizza l’espulsione e prende consapevolezza della sua volontà di fuggire dal caos urbano e, più in generale, dalla società. Nel suo vagabondare per New York, tra sbronze e vecchi amici che gli consigliano di farsi vedere da uno psicanalista, incontrerà anche persone che innescheranno un secondo cambiamento che lo condurrà verso la ricerca di una serenità futura.
Un ragazzo, Nick Hornby: più volte ho trovato questo romanzo sotto la classificazione commedia. In tutta onestà, se avessi dovuto scegliere un genere, visto che spesso il romanzo di formazione non viene nemmeno contemplato, avrei detto drammatico.
La storia ha due protagonisti, Marcus e Will. Il primo è un ragazzino adolescente figlio di una donna depressa con tendenze suicide. Il secondo è un uomo single di trentasei anni che vive di rendita grazie ai diritti di autore di una canzone natalizia scritta da suo padre. Marcus ha bisogno di qualcuno che gli insegni a vivere come un ragazzino e a godersi la sua adolescenza. Will, invece, ha bisogno di crescere, di maturare e di costruirsi una vita che vada oltre l’alcol, le droghe e le relazioni occasionali.
Il contatto tra due mondi così diversi innescherà il cambiamento non solo in Will e in Marcus ma anche in tutte le persone che hanno dei legami con loro.
Norwegian Wood, Haruki Murakami: come nel caso del giovane Holden, la storia è narrata in prima persona dal protagonista, Watanabe, che rivive alcune vicissitudini avvenute diciassette anni prima. Il flashback è scaturito dall’ascolto della canzone “Norwegian Wood” mentre, per quanto riguarda il passato, l’evento scatenante è stato il suicidio di Kizuki, un caro amico del protagonista. La morte di Kizuki aveva portato Watanabe e Naoko, la fidanzata di Kizuki, a incontrarsi. Dal loro incontro era nata una relazione complessa che si era intrecciata con le vite di altri personaggi che avevano spinto Watanabe ad accettare la morte come parte della vita stessa.
Kafka sulla spiaggia, Haruki Murakami: questo romanzo è, insieme a “Il miglio verde” di Stephen King, la mia lettura preferita. Di solito viene classificato come fantastico o come realismo magico. Sono collocazioni che condivido (molto più del inserimento nel genere commedia di “Un ragazzo”). In questo caso, gli elementi tipici del romanzo di formazione si fondono con una storia surreale con elementi fantastici, molti dei quali non trovano risposta nella conclusione.
È un romanzo complesso che vede l’intrecciarsi di due storie differenti. Un ramo segue le vicende di un anziano di nome Nakata in grado di parlare coi gatti e rimasto un po’ stupido in seguito a un misterioso incidente avvenuto quando era bambino. L’altra storia segue invece Tamura Kafka, un ragazzo quindicenne che decide di fuggire di casa nel giorno del suo compleanno. I due filoni, pur non incontrandosi mai, sono strettamente legati da un insieme di coincidenze.
L’evoluzione psicologica di Tamura e le prove a cui si sottopone nel corso del suo viaggio sono solo una goccia nell’immenso mare che è lo sviluppo dei personaggi operato da Murakami, immersi in un mondo onirico che è assolutamente reale.
Queste sono solo alcune delle mie letture appartenenti a questo genere.
Voi considerate il romanzo di formazione come un genere a sé stante o lo vedete come un elemento di contorno di generi più ampi e dai contorni più definiti?
Che letture conoscete che possono rientrare in questo genere?
Vi lascio anche con un indovinello: l’immagine di presentazione dell’articolo raffigura un uomo di spalle in un campo di segale. Chi di voi sa dirmi qual è la relazione con il tema del post?
Ciao Chiara, continuo imperterrito il mio raffronto fra i tuoi articoli e la mia esperienza da malato semi professionista di serie tv.
Leggendo la tua descrizione del romanzo di formazione, mi è venuta subito in mente la serie TV Breaking Bad.
Nella serie, il protagonista affronta inizialmente un grosso cambiamento nella sua vita (la malattia), cambiamento che finisce per trasformarlo radicalmente, in maniera talmente prepotente da impedirgli di tornare indietro, e facendogli (forse) scoprire quale era da sempre stata la sua reale natura. Almeno questa è l’interpretazione che personalmente reputo più azzeccata, elaborata dopo giorni di smarrimento totale a seguito della visione dell’ultima puntata.
In merito all’indovinello… L’uomo nell’immagine è un raccoglitore di segale, in inglese “The catcher in the Rye”, titolo di pubblicazione della versione americana de “Il giovane Holden”. Cosa ho vinto? 😀
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Ciao Luca, mi piace questo confronto con le serie televisive. Io non ne seguo molte, quindi con i tuoi commenti mi fai conoscere nuovi titoli e trame. Nello specifico, non conosco “breaking bad”, però un elemento tipico del romanzo (in questo caso della serie) di formazione è proprio la conoscenza da parte del personaggio del suo io più profondo.
Risposta esatta! Il desiderio di Holden era quello di divenire “il prenditore nella segale”, colui che prende i bambini al volo prima che cadano in un dirupo. Come nei migliori concorsi a premi, si concorre per la gloria 😛
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Breaking bad te la consiglio vivamente come serie, è una fra le più premiate e veramente ben fatta, specialmente a livello di caratterizzazione dei personaggi. Buona giornata e a presto!
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Ciao Chiara,
io non riesco a catalogare sempre in maniera dettagliata i generi delle mie letture.
Il tuo interrogativo mi porta a pensare al “Siddharta” di Herman Hesse.
Sì ecco, direi che per me il tipico romanzo di formazione è stato quello.
Mi è piaciuto molto, l’ho letto tanti anni fa ma ricordo con piacere le ricerche del protagonista. Indubbiamente Siddharta è uno che cerca e cerca soprattutto di vivere con pienezza la propria vita. Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti diversi.
Il giovane Holden non mi ha suscitato le stesse sensazioni ma in fondo quello che possiamo ritenere universalmente valido è che prima o poi nella vita certe domande e certe ricerche su un senso delle nostre esperienze capita a tutti di sperimentarlo.
La curiosità e l’ascolto dovrebbero sempre essere coltivati.
Buona serata 🙂
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Ciao Mary,
ho letto “Siddharta” alcuni anni fa, sicuramente un buon romanzo di formazione con un protagonista tormentato da dubbi esistenziali e alla continua ricerca della “liberazione”.
Nonostante questo, non mi aveva coinvolta come “il giovane Holden”, pur fornendo comunque degli spunti interessanti.
Ti auguro una buona domenica!
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Il mio primo romanzo è stata una storia di formazione… e nella tradizione dei migliori primi romanzi, non è mai stato pubblicato 😀
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Non si capisce bene perché, ma i migliori primi romanzi non vengono mai pubblicati… Poveri incompresi 😉
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