Uno degli eterni dibattiti in narrativa è l’utilità della scaletta.
Quando iniziate a scrivere un romanzo, si presuppone che sappiate di cosa volete trattare o almeno in che genere volete collocarvi. Anche se decidete di scrivere narrativa mainstream, avete dei canoni a cui attenervi, non potete parlare di elefanti rosa volanti e sperare che il lettore non ne rimanga quantomeno sconcertato.
Quindi, condizione necessaria ma non sufficiente per scrivere un romanzo è un’idea iniziale che possa essere sviluppata in un consistente numero di pagine.
Fissato questo punto cardine, scaletta sì o no?
Secondo me ci sono pro e contro nell’utilizzo di una scaletta e ognuno deve trovare il metodo che gli è più congeniale.
Definire inizio e fine
I primi romanzi che ho scritto si appoggiavano su una scaletta molto scarna: avevo riportato su un post-it inizio e fine della storia, più alcune note sui nomi dei personaggi.
Dello svolgimento non conoscevo praticamente nulla, la storia proseguiva a seconda delle immagini mentali che mi creavo di capitolo in capitolo.
In questo modo, la fase di pianificazione era rapida e non richiedeva più di una manciata di minuti.
Le conseguenze devastanti di questo approccio, però, le ho subite dopo una decina di capitoli: la coerenza era andata a farsi friggere ed ero arrivata a un punto morto. Non c’era una soluzione razionale per far proseguire la storia su dei binari sensati.
Definire inizio, fine ed eventi salienti
Alcuni adottano questo metodo e per un certo periodo ho cercato di metterlo in pratica, elencando tutti gli eventi principali della storia.
Ho fallito miseramente.
Quando inizio la stesura, non ho ancora ben chiare tutte le sfumature caratteriali dei personaggi e non so quale potrebbe essere l’azione più adatta a loro in un determinato punto della storia.
Insomma, con il progredire della storia, il numero di “pioli” cestinati cresceva a dismisura, fino a vanificare tutti gli sforzi fatti per individuarli, con conseguente perdita di tempo.
Definire inizio, fine e alcuni eventi salienti elencati in modo incrementale
Questo è il metodo che utilizzo attualmente.
So da cosa sono partita e dove voglio arrivare. Su un post-it mi annoto gli avvenimenti dei cinque o sei capitoli successivi, in questo modo ho un controllo su ciò che devo narrare e non mi dimentico di trattare qualche personaggio. Quando ho esaurito i punti elencati, ne creo di nuovi.
Non faccio una scaletta interna del capitolo. Nella mia mente ci sono dialoghi e vicende che si alternano in ogni momento della giornata. Alcuni servono solo per appagare le mie fantasie (personaggi che non si incontreranno mai nella storia ma che starebbero tanto bene insieme) mentre altri mi piacciono e sono utilizzabili per far progredire la trama.
Per ogni blocco di capitoli mi fisso anche una scadenza. In genere mi concedo due settimane per capitolo e, in media, un capitolo è costituito da 10-15 cartelle editoriali (30 righe per 60 caratteri).
Definire dettagli, eventi e dialoghi
È un metodo che non mi appartiene e che non potrei mai adottare. Io ho bisogno di flessibilità nella stesura di una storia.
Alcuni definiscono nel dettaglio ciò che accadrà in ogni pagina o capitolo della loro storia con un certosino lavoro di pianificazione. L’improvvisazione è il male e l’attinenza alla scaletta è indispensabile. Se ben rispettata, i tempi di revisione si accorciano notevolmente, almeno per quanto riguarda le incongruenze interne.
Scaletta? Quale scaletta?
Ebbene sì, c’è anche chi non sa nemmeno cosa sia una scaletta e afferma di scrivere tutto di getto, seguendo l’ispirazione del momento. Questo approccio mi lascia sempre un po’ perplessa. Penso si addica a chi ha una grande esperienza nel campo della narrativa e un indiscusso talento nell’imbastire storie coerenti. Senza una scaletta, la creatività non è imbrigliata in binari prestabiliti e ci si riserva la possibilità di decidere quale sarà il finale fino all’ultimo momento.
Personalmente, non riuscirei mai a scrivere una storia senza sapere dove sto andando a parare, rischierei di contraddirmi o di mordermi la coda. Senza contare che poi mi attenderebbe un lungo e invasivo lavoro di revisione che potrebbe coinvolgere le fondamenta stesse.
Voi che approccio scegliete? Fate un’accurata pianificazione, vi accontentate di qualche dettaglio o siete forse posseduti dal demone della scrittura e ignorate cosa sia una scaletta?
Io senza una scaletta penso mi perderei in dettagli e in diletti vari annegando un po’ i punti principali, se parliamo di un romanzo di invenzione… Ma molto dipende da cosa si scrive e dalla mole che vogliamo dargli!
"Mi piace""Mi piace"
Con la mole che ha il romanzo che sto scrivendo, senza scaletta mi sarei persa mesi fa.
Per gli articoli del blog procedo più o meno allo stesso modo, anche se la mole è nettamente inferiore.
Scelgo l’argomento e mi fisso i punti principali, che poi diventano i paragrafi del post.
"Mi piace""Mi piace"
Io sono per la macro scaletta dinamica: una serie di punti che definiscono la storia a grandi linee, che però durante la stesura sono suscettibili di cambiamento 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Ho il sospetto che non esista al mondo una scaletta che non sia suscettibile di cambiamento, nemmeno quelle super dettagliate 😉
"Mi piace""Mi piace"
Ci sono certo margini di modifica, ma magari qualcuno si pone l’obiettivo di cambiare il meno possibile… mentre per me è inevitabile 🙂
"Mi piace""Mi piace"