Cosa cerco nei personaggi femminili

womenAl termine della lettura di un libro, dopo essermi fatta una mia opinione in merito a trama, stile e personaggi, mi piace cercare in internet le recensioni scritte dagli altri lettori.
Ormai considero la mia ricerca come una tappa obbligatoria (prima di riporre il libro sullo scaffale e passare a un altro) che mi permette di cogliere dettagli che mi erano sfuggiti e che mi consente di confrontare il mio parere e la mia interpretazione del testo con quella di qualcun altro.
In questo mio vagabondare tra recensioni puntigliose, commenti frettolosi e pensieri sgrammaticati, ho individuato un elemento che ricorre di frequente e su cui le lettrici non hanno pietà: la caratterizzazione dei personaggi femminili.
Alcune lettrici apprezzano protagoniste passive che attendono il principe azzurro, altre, invece, preferiscono eroine forti e coraggiose, quasi perfette, che riescono a cavarsela in ogni situazione. Altre ancora, prediligono figure femminili che, pur con i loro difetti, riescono a tirarsi fuori dai guai e che alternano momenti di strenua resistenza a inevitabili momenti di sconforto.
Così mi sono chiesta: ma io cosa cerco nella protagonista femminile di una storia?

Come un’eroina non deve essere
L’eroina di una storia non deve essere scialba e priva di spessore, non deve subire passivamente ogni evento esterno dall’inizio alla fine della storia e, soprattutto, non deve attendere che l’indiscusso protagonista maschile giunga in suo soccorso ogni volta che si caccia nei guai. Non tollero personaggi femminili che non sono in grado di muovere un muscolo senza che ci sia qualcuno pronto a muoverlo per loro.
L’eroina non deve avere come obiettivo della sua esistenza e come fine ultimo della storia quello di trovare l’uomo dei suoi sogni, bello, ricco e intelligente che la mantenga a vita.
Allo stesso tempo, l’eroina non deve essere una sorta di super-donna priva di sentimenti e che riesce in ogni impresa con il minimo sforzo.

Come un’eroina deve essere
Quando leggo un libro, cerco sempre una figura femminile di riferimento in cui io possa immedesimarmi e che incarni i miei ideali. Una figura che sappia rapirmi e coinvolgermi.
Non è necessario che sia la più bella, la più coraggiosa, la più forte o la più intelligente, mi interessa che sappia lottare per ciò che desidera e per affermarsi in quanto donna.
Voglio che esprima il suo parere, che dimostri di sapersela cavare e che sappia chiedere aiuto quando ne ha davvero bisogno. Preferisco una protagonista che agisce e sbaglia a una che non fa nulla o che agisce sapendo di riuscire.
Cerco una donna o una ragazza o una bambina che sia in grado di dare il proprio contributo.
Cerco un’eroina che riconosca di avere dei limiti e delle debolezze che, no, non spariscono prima della fine della storia. I difetti e i punti deboli permangono, perché sono parte di lei e l’accompagneranno per sempre.

I personaggi femminili che ho amato
Delineato un ritratto dell’eroina ideale, mi sono domandata quali fossero i personaggi femminili che più ho amato e che, ancora adesso, porto nella mia memoria come ricordi ed esempi positivi.

  1. Phoebe Caulfield – Il giovane Holden
    “Voglio dire che se raccontate qualcosa alla vecchia Phoebe, lei sa perfettamente di che diavolo state parlando. Potete perfino portarvela dietro dovunque, voglio dire. Se la portate a un film stupido; per esempio, lei sa che è un film stupido. Se la portate a un film decente, lei capisce che è un film decente.”
    È la sorellina di Holden. Il protagonista la descrive come una bambina di dieci anni eccezionale, molto più matura della sua età e con cui lui ama parlare. Dice al lettore che è fantastica, che è la miglior ballerina e la persona più empatica che esista. C’è da notare che a Holden fa schifo tutto, come gli dirà la stessa Phoebe, quindi sentire delle parole di apprezzamento da parte sua nei confronti della sorella crea delle aspettative non da poco.
    Quando finalmente Phoebe fa la sua comparsa nella storia, non si mostra come la persona adulta e perfetta che ci era stata descritta. È una bambina molto matura per la sua età, vero, ma ha anche molti comportamenti infantili che la rendono adorabile: “Poi si buttò a pancia sotto sul letto e si mise sul viso quel dannato cuscino. Lo fa spessissimo. È proprio matta, certe volte”.
    Phoebe mi piace, è una bambina con una personalità fuori dal comune ma che non fa nulla di eccezionale o straordinario. Nonostante questo, è un personaggio che lascia il segno.
  2. Sarah Woodruff – La donna del tenente francese
    L’autore fa uso di molti espedienti di metanarrativa in questo romanzo e, nel corso di una delle sue intrusioni, dice che, se avesse incontrato una donna come Sarah nella vita reale, probabilmente non l’avrebbe capita.
    Sarah è una donna di epoca vittoriana che, avendo avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, è marchiata come “fallen woman” dalla comunità in cui vive. La verità, però, non è quella che Sarah stessa ha raccontato. Si tratta di una donna che sceglie di vivere da emarginata e che vuole essere libera da ogni convenzione sociale imposta. Si assume la responsabilità delle sue scelte e le porta fino in fondo.
    Non ha talenti particolari e non compie nulla di eroico. Sarah, a modo suo, seguendo un percorso tutt’altro che limpido, mira a ottenere una libertà che non avrebbe avuto se non si fosse imposta il marchio di “fallen woman”.
  3. Primrose Everdeen – Hunger Games
    Prim è la sorella minore di Katniss, protagonista della saga. All’inizio, viene presentata come una ragazzina dolce e gentile ma anche molto fragile e insicura. Non è come Katniss: non sa combattere, non è forte e negli Hunger Games non sarebbe sopravvissuta. Con l’evolversi della storia, però, Prim cresce e matura. Dalla madre apprende diverse tecniche di guarigione che poi affina studiando come medico. Diventa più forte, non fisicamente, ma a livello psicologico, tanto da essere in grado di dare supporto alla sorella quando questa ne ha necessità. È un personaggio che non riveste quasi mai un ruolo centrale negli eventi ma che ho amato per la forza che ha saputo tirar fuori nei momenti di difficoltà.

Oltre a queste tre, nutro un affetto particolare anche per Aliena di Shiring (I Pilastri della terra), Ellen (I Pilastri della terra), Hermione Granger (Harry Potter), Minerva McGonagall (Harry Potter), Lucy Pevensie (Le cronache di Narnia), Vaniglia (Fairy Oak) e Dorilys (La signora delle tempeste).

E voi? Cosa ricercate nei personaggi femminili? E cosa non sopportate?
Avete dei modelli di eroina che vi hanno colpito più di altri?

13 Comments

  1. Ciao Chiara,
    proprio un gran bel tema quello di oggi.
    Personalmente adoro le figure femminili tipicamente latine della letteratura sudamericana.
    Come ti avevo raccontato in precedenza mi piacciono i romanzi della Allende e della Serrano.
    Le loro donne sono personaggi forti che, apparentemente fragili, sanno trovare l’energia per non soccombere, e spesso vincere, in un mondo ancora segnato dalla violenza maschile. Hanno sempre una forte dignità, orgoglio e amore per la propria terra. Non sono belle, nel senso hollywoodiano del termine, ma hanno un fascino ribelle e selvaggio. Si muovono determinate in ambiti maschili e non temono nemmeno per la propria vita pur di servire la loro causa: siano esse la patria, un ideale o un uomo.
    Sapendo che leggi Ken Follet conoscerai sicuramente un’altra delle mie eroine preferite: Ethel Williams, governante dei conti Fitzherbert e poi femminista e amica di Maud. Anche lei personaggio di indiscussa sensibilità e intelligenza che attraversa indomita la “trilogia del secolo”.
    Un’altra figura femminile che mi ha appassionato è esistita in carne e ossa e non l’ho conosciuta sui libri di storia a scuola… probabilmente avrei amato di più la storia se chi me la insegnava avesse raccontato episodi di vita vissuta oltre che nomi, date e battaglie. 🙂
    Sto parlando della signorina Bernardine Eugénie Désirée Clary e del romanzo che narra della sua straordinaria vita: ragazza di Marsiglia che infranse il cuore di Napoleone Bonaparte e, dopo aver sposato il maresciallo Jean-Baptiste Bernadotte, divenne regina di Svezia e Norvegia col nome di Desideria.
    Se dovessi averne il tempo mi permetto di consigliarti di leggerlo… poi mi dirai…
    Buona domenica!

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    1. Ciao Mary,
      grazie! 🙂
      Ammetto di non conoscere la letteratura sudamericana, non avendone mai avuto l’interesse.
      Ethel e Maud invece le conosco, mi piacciono molto ma, essendo solo a metà de’ “La caduta dei giganti”, non mi sono espressa in loro favore.
      Riguardo alla storia, ci sono periodi che ricordo meglio di altri e quelli che ricordo meglio sono proprio quelli di cui mi sono stati raccontati episodi di vita vissuta.
      Non conosco la storia di Desideria ma la tua descrizione mi ha incuriosita molto. Se ne avrò l’occasione, una volta terminati i diversi libri che ho in corso, lo cercherò in biblioteca 😉
      Buona domenica anche a te!

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  2. Ah, dei tuoi personaggi preferiti non ne conosco neppure uno, invece ne apprezzo parecchi dell’elenco in fondo, anche se Dorilys de “La signora delle tempeste” l’ho trovata un po’ insopportabile, preferendo di gran lunga Renata.

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    1. Anche Renata mi era piaciuta molto ma le ho sempre preferito Dorilys, per quanto anch’io, talvolta, l’abbia trovata insopportabile.
      Ci sono personaggi che, pur essendo irritanti oltre ogni limite dell’umana sopportazione, mi sono ugualmente piaciuti alla follia. Un altro esempio è Catherine Earnshaw (cime tempestose), fastidiosa e capricciosa ma dotata di un fascino particolare che mi ha fatta giungere fino alla fine del libro che avrei altrimenti abbandonato.

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  3. Intanto hai un’abitudine bellissima, non ci avevo mai pensato… Cercare altri pareri ti aiuta a vedere le cose da unaltro punto di vista… Specie quando non ne sono rimasta entusiasta…
    Sulle protagoniste femminili sono assolutamente d’accordo con te… Non amo le eroine, né la perfezione, né come autrice che crea personaggi femminili né come lettrice… Io amo mettere la personaggio di riferimento in un posto apparentemente non di primo piano.. Perché amo scoprire… La mia protagonista femminile preferita? Ma Therese, la bambina di Pennac che nella Fata Carabina racconta ai vecchietti un futuro sempre diverso…. Grazie, a presto

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    1. Ciao Elena,
      benvenuta nel blog! 🙂
      Cercare pareri è utile proprio in quei casi in cui il libro non mi ha entusiasmata perché magari mi consente di rivalutarlo, facendomi notare dettagli che non ho colto, oppure, semplicemente, mi fa trovare in compagnia di altri lettori che non hanno apprezzato e mi sento compresa.
      Anche a me non piacciono molto i personaggi femminili in primo piano, infatti delle tre che preferisco, solo una è co-protagonista, mentre le altre due rimangono personaggi per lo più marginali.
      Non conosco Therese, non ho mai letto la Fata Carabina, ma cercando recensioni in internet sembra un personaggio intrigante 🙂
      Grazie a te e a presto!

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  4. Anch’io controllo sempre le recensioni dei libri che leggo. Le leggerei pure prima, ma preferisco scongiurare il rischio di spoilerate 🙂
    Il mio personaggio preferito in assoluto: Milady da i tre moschettieri: fascinosa, intelligente, emancipata, avventata. Di gran lunga il personaggi migliore del romanzo! Come ho scritto nella mia recensione: riesce a reggere da sola quasi un terzo della storia pur non essendo né uno dei protagonisti né l’antagonista principale.

    “Debole o forte che sia” diceva Milady “quell’uomo ha dunque nell’animo un barlume di pietà; di questo barlume io farò un incendio che lo divorerà. Quanto all’altro, egli mi conosce, mi teme e sa che cosa può aspettarsi da me se gli sfuggo, è dunque inutile ch’io faccia dei tentativi su di lui. Ma Felton è un’altra cosa; è un giovanotto ingenuo, puro e che sembra virtuoso; c’è dunque modo di perderlo.” E Milady si coricò e si addormentò col sorriso sulle labbra; chi l’avesse veduta addormentata, l’avrebbe creduta una giovanetta sognante la corona di fiori che deve mettere sulla sua fronte in una festa imminente.

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    1. Le spoilerate, per me che leggo sempre il finale prima del libro, non costituiscono un problema 😉

      Non ho amato “i tre moschettieri”.
      Ricordo di aver sofferto un rallentamento di trama a metà dell’opera circa che mi ha a dir poco annoiata, però… Che fantastico personaggio che è Milady!
      Solo per lei posso dire di non essermi pentita della lettura 🙂

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            1. Secondo me allungare il brodo può diventare controproducente anche in una serializzazione su un giornale. Proprio perché si tratta di un romanzo a puntate, se una puntata non è coinvolgente e quella dopo nemmeno, anche i lettori fidelizzati tendono a perdere d’interesse.
              Da lettrice di manga e fumetti composti da un minimo di tre volumi, trovo fastidioso quando l’autore/autrice inserisce migliaia di siparietti inutili volti solo a prolungare la serializzazione.
              Anche quando leggevo fanfiction a puntate spesso interrompevo la lettura di quelle con un’eccessiva concentrazione di “capitoli di transizione”.
              Uno ci sta, due anche, poi subentra la noia…

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