La musica nel romanzo

musica_OKNon capisco nulla di musica e il mio orecchio è fine come un pilastro di cemento armato. Non sono nemmeno una musicista e suono al massimo il campanello.
Nonostante questo, la musica è una componente essenziale nella mia vita.
La ascolto mentre guido, mentre lavoro, mentre scrivo… Non la ascolto mentre leggo semplicemente perché tendo a isolarmi così tanto che non la sento.
Viste queste premesse, quando scrivo, non posso tralasciare l’aspetto musicale dell’ambientazione.
La musica è onnipresente nelle mie storie e si fonde con le vite dei personaggi.

La musica come sottofondo
Quando scrivo mainstream, anche se ultimamente lo faccio di rado, non mi faccio problemi nel citare i titoli delle canzoni che scorrono come sottofondo o come protagoniste di una certa scena.
Diverso è il discorso del fantasy.
Visto che LEDE è un fantasy classico, non posso permettermi di dire “festeggiavano al ritmo della samba riprodotta da uno stereo di ultima generazione”.
Ho quindi preso la decisione di introdurre strumenti musicali differenti a seconda della popolazione. Si tratta di civiltà che si sono sviluppate in condizioni climatiche e in aree geografiche molto diverse, pertanto i loro strumenti sono costruiti con materiali differenti, dal corno, al legno, alla terracotta, al ferro. Il suono può essere lento, ritmato, allegro, solenne, assordante (se chi suona non è capace). Insomma, c’è una grande varietà di melodie di sottofondo che permea tutta la storia.

La musica come elemento di disturbo
In altri casi, invece, la musica diventa un elemento di disturbo.
Immaginate di trovarvi in una stazione in cui vengono riprodotti a ripetizione tre soli annunci pubblicitari con tanto di canzoncina idiota che vi invita a comprare la nuova crema anti-cellulite. Il vostro treno è in ritardo, voi avete fretta e il jingle irritante continua a rimbombarvi nelle orecchie. Vi sentite felici? O forse il jingle diventa sempre più invadente ogni secondo che passa? Magari state pure cercando di studiare o forse siete impegnati in un importante telefonata di lavoro.

La musica come modo per influenzare l’umore del personaggio
Il personaggio ha compiuto una scelta che lo ha condotto a un colossale fallimento. Sente di non avere più uno scopo nella vita, gli è appena crollato il mondo addosso. Il giudizio degli altri lo opprime.
Se sentisse per caso una canzone allegra? Tratterrebbe un sorriso, andrebbe in una pasticceria e annegherebbe il dispiacere nella cioccolata. Tornato a casa, cercherebbe un nuovo obiettivo a cui mirare.
E se fosse una canzone decisa che incita a lottare e a perseverare? Penserebbe di avere ancora una possibilità di riscatto e si impegnerebbe per trasformare il fallimento in successo.
Se invece fosse una canzone triste e malinconica che si sofferma sull’inutilità e la follia del mondo? Probabilmente penserebbe a un modo per suicidarsi.

La musica come specchio dell’umore del personaggio
Il personaggio si sente triste e non ha alcuna voglia di sentirsi meglio, anzi, preferisce annegare nella sua sofferenza. Accende lo stereo e fa partire un cd malinconico o comunque legato a momenti belli e trascorsi della sua vita che sa non torneranno mai più.
Se il personaggio è felice e vuole festeggiare, ascolta un po’ di musica pop o dance. Se invece si sente un po’ abbattuto e ha bisogno di una sferzata di energia, perché non ascoltare una bella canzone dai toni decisi?
In questo caso, non è la musica che influenza il personaggio, come nel punto precedente, ma è il personaggio stesso che compie una determinata scelta musicale in funzione del suo umore.

La musica nel romanzo
Insomma, mi piace molto analizzare anche l’aspetto musicale delle mie storie. Non si tratta, ovviamente, di “pipponi” di migliaia di pagine ma di una o due frasi inserite nel contesto che aggiungono quel tocco di atmosfera e realismo che apprezzo moltissimo.
Quando in un libro trovo indicato il titolo di una canzone o mi imbatto nella descrizione di una melodia, mi collego a Spotify e cerco la canzone stessa o qualcosa che sia compatibile con la descrizione fornitami dall’autore.
Lo trovo un bel modo per condividere qualcosa con l’autore della storia, un modo per sapere cosa stava ascoltando o immaginando di ascoltare quando ha pensato una certa scena.
Di recente ho letto un fumetto italiano intitolato “Il porto proibito”, di Teresa Radice e Stefano Turconi, in cui i personaggi, uomini di mare, accompagnano le manovre con alcune canzoni appartenenti alla tradizione marinaresca. Inutile dire che me le sono ascoltate tutte, una a una, e che molte le ho inserite nella mia “playlist da ufficio”, proprio in virtù del fatto che mi ricordano alcuni passi della storia che ho letto e che ho apprezzato.

E voi? Come vedete l’inserimento di “brani musicali” in un romanzo? Vi piace, vi infastidisce o vi lascia indifferenti?

13 Comments

  1. Ammetto di non essere molto musicale. Per gli apocrifi sherlockiani, però, ho dovuto farmi una cultura e ascoltare tutto ciò che Holmes suona, cosa che ha cambiato nettamente la mia idea sul personaggio. da allora ci faccio più attenzione, anche quando scrivo nel “qui e ora”. Spesso inserisco qualche citazione da canzoni che mi piacciono, sopratutto di cantautori italiani.

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  2. Ciao Chiara,
    ancora un bello spunto per riflettere e condividere!
    A me piace molto la musica e ritrovarla nelle letture è sempre fonte di curioso interesse e mi rimanda ad una realtà prossima e da approfondire.
    Tempo fa ho letto un manga Jammin’ Apollon che parla dell’estate del 1966 e dell’amicizia fra due ragazzi molto diversi ma che diventeranno inseparabili proprio per l’amore per la musica: il jazz appunto.
    Anch’io, non conoscendo i brani citati, andavo a cercarli su internet e li ascoltavo leggendo il manga. Sarà stato il sottofondo se ricordo nitidamente storia e disegni! 🙂
    Altro scrittore che mi ha fatto cercare brani musicali ė Gianrico Carofiglio e il suo appassionante avvocato Guerrieri… ho letto il primo libro e poi a seguire gli altri… lui, l’avvocato, appena rientra a casa dopo una giornata di lavoro mette dischi sullo stereo, li abbina ad ottimo cibo (rigorosamente ricette pugliesi preparate da lui) e buon vino… ed ecco che ti senti trasportata nel suo soggiorno…
    buona settimana!

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    1. Ciao Mary,
      Grazie!
      Conosco Gianrico Carofiglio ma non ho mai letto nulla, in quanto non corrisponde al mio genere di narrativa preferita.
      Per quanto riguarda Jammin’ Apollon, nonostante sia poco conosciuto, è davvero un bel manga che rispetta tutte le caratteristiche dei romanzi di formazione che mi piacciono tanto. A oggi rimane uno dei miei preferiti e mi fa piacere sapere di condividere questa lettura con te (deduco che anche tu sei una lettrice di manga).
      Buona settimana! 🙂

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  3. Mi hai offerto uno spunto interessante. Ignoro completamente la musica nei miei romanzi, ma non per scelta consapevole. Nella mia vita amo principalmente il silenzio, ma ci sono momenti in cui sento il bisogno di ascoltare musica di uno specifico genere (il range è vasto). Credo che ci rifletterò.

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  4. Io ho un passato di musicista e nel mio blog ho postato anche alcune mie composizioni. Ormai sono uscito dal mondo musicale ma è inevitabile che in tutto quello che scrivo la musica giochi un ruolo importante. Laddove il supporto lo permette (l’ho fatto anche nel post di ieri), inserisco i brani musicali direttamente nel corpo della narrazione. Penso sia un valore aggiunto.

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    1. Benvenuto nel blog e complimenti per il tuo trascorso da musicista. Ho una grande stima per chi sa leggere la musica ed è in grado di tenere il tempo.
      Confesso che seguo il tuo blog da diverso tempo e che non ho mai trovato il coraggio di commentare, visto il livello culturale dei tuoi lettori.
      In ogni caso, apprezzo tantissimo l’idea di inserire dei brani musicali direttamente nel testo. Coincide esattamente con la mia visione della musica che si fonde con le parole della storia.

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      1. Perbacco! Non sapevo di averti tra le mie lettrici. Grazie! Del resto ho notato che delle persone che mi visitano quelle che commentano saranno sì e no il 3% del totale.
        Dici che i miei lettori hanno un alto livello culturale? Mi sembra che si possa dire lo stesso di un po’ tutti i blog cosiddetti culturali. Il tuo non rientra forse in questa categoria visto che si occupa di lettura e scrittura?

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        1. Penso che un blog di lettura e scrittura possa essere definito culturale quando fornisce un valore aggiunto al lettore. La tematica non fa il contenuto, a mio parere, così come il contenuto perde di valore se l’autore non è in grado di comunicarlo in una forma consona.
          In questo, ho la percezione che i tuoi lettori, come anche molti dei miei, abbiano una capacità espressiva notevole che mi mette un po’ in difficoltà quando si tratta di rispondere. Insomma, temo il lancio delle uova 😉

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