In questi giorni sto lavorando ad alcuni capitoli piuttosto complessi di LEDE che mi richiedono un lungo lavoro di prescrittura e che procedono con lentezza alla media di una decina di righe al giorno.
Per staccare un po’ e rilassarmi, avevo bisogno di una lettura leggera, poco impegnativa e di puro intrattenimento.
Ho aperto la cassettiera dei manga e l’occhio mi è caduto sui volumetti rosa di “Host Club”.
Per chi non lo sapesse, un manga è un fumetto giapponese. Il verso di lettura è da destra a sinistra e si legge partendo dal fondo.
Sembra complicato, per chi non ha mai provato, ma si tratta solo di farci l’abitudine.
Nello specifico, “Host Club” è uno shoujo manga, cioè un manga indirizzato a un pubblico femminile composto per lo più da adolescenti. In questo caso specifico, il target di riferimento dovrebbe possedere anche una buona conoscenza degli stereotipi di questo genere.
Cos’è un host club?
Un host club è un luogo in cui ragazzi tra i venti e i trent’anni intrattengono donne in cerca di ascolto, affetto e attenzioni. Si tratta sostanzialmente di “intrattenitori” a pagamento, anche molto costosi, che curano in modo particolare la pettinatura e l’abbigliamento e che devono essere in grado di sostenere conversazioni su ogni tipo di argomento. Gli host guadagnano in base alla richiesta da parte delle clienti per cui è importante che la cliente sia soddisfatta e che faccia una buona pubblicità.
Tipicamente, gli host club sono collocati nei quartieri giapponesi a luci rosse ma non erogano prestazioni sessuali e si mantengono sul livello del semplice intrattenimento. Può capitare che una cliente si invaghisca dell’host che richiede abitualmente e che intrattenga quindi una relazione all’infuori del club, ma questa non è la norma.
A questo link potete trovare un’intervista a un host giapponese.
La trama del manga
Il manga narra esattamente di questo, anche se in forma più “soft”, trattandosi di un host club per ragazze liceali appartenenti al ceto alto della società giapponese.
Il manga è ambientato nel liceo Ouran, una scuola privata a cui si può accedere pagando una retta (sostenibile solo dai figli di grandi imprenditori) o vincendo una borsa di studio.
La protagonista del manga è Haruhi Fujioka, una ragazza ammessa con borsa di studio, orfana di madre, il cui padre lavora come travestito in un locale. Per tutta una serie di circostanze, tra cui il fatto che non si può permettere la divisa scolastica, Haruhi appare a tutti gli effetti come un ragazzo, anche piuttosto sciatto.
Cercando disperatamente un luogo silenzioso in cui studiare, capita nell’aula di musica numero 3, trovandosi davanti sei bellissimi ragazzi. Nella confusione, rompe accidentalmente un costosissimo vaso dal valore di svariati milioni di yen e, non potendo ripagare il debito a quello che scoprirà essere l’host club dell’Ouran, verrà assoldata come tuttofare del club.
I personaggi
Chi prima e chi poi, i membri del club si accorgeranno che Haruhi Fujioka è una ragazza e che sarebbe anche piuttosto carina, se non si vestisse in modo sciatto e non avesse i capelli in disordine. Scoperta la vera identità di Haruhi, le forniranno una divisa maschile e le consentiranno di restare nel club con l’immagine del “ragazzo spontaneo” al fine di ripagare il vaso.
Haruhi è schietta, talvolta manca di sensibilità ed è anche un po’ cinica. È l’antitesi dell’eroina shoujo, non piange ogni due pagine, non si lascia prendere in giro dal belloccio di turno, arrossisce forse in due vignette e non strilla quando vede un ragazzo togliersi la maglia.
Nonostante la totale assenza di sensibilità e la lingua tagliente, finirà per affezionarsi ai membri del club e farà il possibile per aiutarli quando verranno a trovarsi in difficoltà. Al termine del manga, farà una scelta importante per la sua vita futura, sebbene questo significhi per lei allontanarsi dal ragazzo che ama (in genere, negli shoujo è la protagonista a seguire il fidanzato all’altro capo del mondo per permettergli di realizzarsi professionalmente).
Tamaki Suou è il presidente e fondatore del club. Figlio illegittimo dell’erede di un’importante società, non sarà accettato dalla presidentessa dell’impero Suou (nonché sua nonna) e si troverà pertanto a soffrire il distacco dalla madre e le fratture interne alla sua famiglia. A causa di ciò, costruirà all’interno del club una sorta di famiglia fittizia che, fino all’ultimo, si ostinerà a credere reale. Tamaki è divertente, sempre sopra le righe. Spesso i membri del club si riferiscono a lui come a un idiota, per via della sua ingenuità e della sua ostinazione. Nonostante questo, mantiene comunque un ottimo rendimento scolastico ed è un host naturale. Si fa chiamare “The King” e incarna il personaggio principesco dell’host club.
Kyouya Ootori è il vicepresidente del club, nonché “signore oscuro dalla pressione bassa che trama nell’ombra”. Terzogenito della famiglia Ootori e ultimo in linea di successione per prendere il posto del padre nella conduzione dell’azienda, è un grande amico di Tamaki, nonostante sostenga che la loro amicizia sia basata sul mero profitto. Il suo personaggio, di fronte alle clienti, è quello del ragazzo gentile e affascinante che indossa gli occhiali. Sebbene più volte incarni la figura dello strozzino spietato e senz’anima, è un ragazzo gentile disposto ad aiutare le persone che gli stanno a cuore.
Kaoru e Hikaru Hitachiin sono due gemelli indistinguibili che fin da bambini sono cresciuti contando solo l’uno sull’altro. Sono entrati nell’host club sotto insistenza di Tamaki e, per le clienti, rappresentano l’amore incestuoso tra fratelli. Hikaru è il seme (l’elemento dominante) della coppia, mentre Kaoru è l’uke. Si rifanno ai due stereotipi del genere yaoi, manga a tematica omosessuale maschile rivolto a un pubblico femminile. Sebbene siano identici nell’aspetto (anche se talvolta si tingono i capelli di colori differenti), sono molto diversi caratterialmente. Kaoru è più ragionevole e più maturo. Quando si trova da solo, senza il fratello accanto, è anche più posato. Hikaru, invece, è impulsivo e, quanto a stupidità, fa a gara con Tamaki, pur non raggiungendo certe vette che restano una peculiarità di “The King”. Tamaki, con il tempo, imparerà a distinguerli, mentre Haruhi sarà l’unica a riuscirci fin dal primo momento.
Mitsukuni Haninozuka (detto Honey) e Takashi Morinozuka (detto Mori) sono cugini. Honey incarna lo stereotipo del “lolitino”, un ragazzo di terza superiore ma dall’aspetto di un bambino di dieci anni che gira sempre con un coniglietto rosa
e che si ingozza di torte senza ingrassare di un etto. Mori funge da contrasto al cugino: alto e muscoloso, parla lo stretto indispensabile e ha un aspetto serioso che talvolta incute timore.
Una lettura non adatta a tutti
“Host Club” è un manga scritto al semplice scopo di intrattenere. Divertente, brillante, alcune trovate sono geniali e il personaggio di Tamaki è il più riuscito della serie. L’intento parodistico nei confronti dello shoujo è evidente, i personaggi stessi incarnano gli stereotipi del genere. Con il progredire della storia, comunque, le personalità dei membri del club si arricchiscono e approfondiscono, tratteggiando dei personaggi godibili e simpatici che è impossibile non amare.
Le tavole sono molto ricche e piene di annotazioni.
A oggi ritengo che sia uno dei miei manga preferiti ma trovo anche che non sia una lettura adatta a tutti. Senza una conoscenza approfondita dello shoujo (e possibilmente anche dello yaoi) è difficile comprendere l’umorismo intrinseco nei dialoghi, nelle gag e nei riferimenti al genere di appartenenza.
Voi leggete manga? Se sì, quali generi vi piacciono? Avete dei titoli preferiti?
Se no, è perché non avete mai avuto l’occasione di leggerne o perché non vi piacciono?
Io saltuariamente li leggo.
Il genere può variare ma per me sono imprescindibili due cose: la serie deve essere conclusa e disponibile e le pubblicazioni devono essere contenute in un numero massimo di dieci 😀
Buona settimana!
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Ciao Mary,
anche io preferisco leggere serie concluse in Giappone o di cui ne è già stata annunciata la conclusione.
Dopo l’esperienza di “Vampire Knight”, i cui volumi uscivano una volta ogni sei mesi, ci vado coi piedi di piombo, prima di acquistare una serie incompiuta.
Per me, il numero massimo tollerato di volumi è attorno ai 20, anche se 10 è l’ideale.
Buona settimana a te! 🙂
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Ne ho letti, non ne leggo più perchè non passo più davanti ad un’edicola fornita nè alla fumetteria, sigh sigh…
Sono abbastanza sul classico: Lady Oscar (Versailles no bara), Occhi di gatto (Cat’s eye, col suo finale originale), City Hunter (se non erro 38 volumi ma più intensi dell’anime) e, meno conosciuto ma bellissimo, Family Compo, sempre di Tsukasa Hojo. Dovrei recuperare alcuni numeri extra di Lady Oscar, ma rimando sempre…
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In effetti “Family Compo” non lo conosco. Tutti gli altri li avevo conosciuti grazie a italia 1 e poi, quando sono stata un po’ più grandina, ho letto le serie manga.
“Lady Oscar” è uno dei miei classici preferiti, insieme a “Georgie” (il manga è notevolmente più tragico dell’anime, peraltro censurato, trasmesso in fascia pomeridiana).
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