Al liceo avevo una compagna di classe che faceva sogni particolarmente lunghi e dettagliati e ogni giorno ci raccontava le sue mirabolanti avventure oniriche causando, nella maggior parte dei casi, una sonnolenza di massa.
Avendo sperimentato sulla mia pelle che a nessuno frega di cosa sognano gli altri, mi trattengo dal narrare con dovizia di particolari i miei sogni notturni.
Non riesco a farne a meno solo nel caso dei sogni lucidi, ovvero quando mi accorgo o intuisco di stare sognando e posso prendere possesso del sogno o, eventualmente, decidere di svegliarmi.
Se decido di svegliarmi, in genere, faccio dei test di realtà per scongiurare il rischio di falsi risvegli.
Un test di realtà è una prova che metto in atto nel sogno per capire se sto effettivamente sognando o se sono già sveglia. L’ultima volta che è accaduto, per quanto nel sogno tutti mi dicessero che si trattava della realtà, il mio ragazzo era alla guida della mia auto, cosa che non accadrebbe mai nella realtà. Accertatami che fosse un sogno, ho fatto il possibile per svegliarmi davvero.
Anche i personaggi sognano e trovo che sia molto interessante conoscerne il mondo onirico, seppur con le dovute limitazioni.
A nessuno interessano gli incubi post-peperonata
Fateci caso: quando un vostro conoscente vi rende partecipi dei suoi incubi causati da un’abbuffata colossale rimasta indigesta, quanto è alta la vostra soglia di attenzione?
Più il suo racconto si dilunga, meno sarete propensi ad ascoltare.
Ma io voglio che il mio personaggio abbia gli incubi!
Va bene, il personaggio ha gli incubi. Credo anche che possano essere interessanti. Io stessa, in alcuni rari casi, ho narrato degli incubi avuti dai miei personaggi. Non li spargo a larga mano per riempire le pagine. Su un totale di più di cinquecento cartelle editoriali, ne ho narrati due, relativi a due personaggi differenti, e non occupano più di tre cartelle editoriali ciascuno.
Prima di decidere di inserirne uno, sono solita pormi le seguenti domande:
Perché lo sto inserendo? La peperonata serale non è una valida motivazione.
È davvero fondamentale per lo sviluppo della storia?
Arricchisce la psicologia del personaggio?
Se sapete rispondere alla prima domanda e la risposta alle due domande seguenti è sì, allora narrateli pure.
In genere, rendo evidente al lettore che si tratta di un incubo, inserendo qualche dettaglio che non sarebbe in grado di superare un test di realtà (ovviamente contestualizzato al mondo in cui si svolge la storia) e mi impegno a non dilungarmi per più di tre o quattro pagine.
Eccezione alla regola della peperonata
Riguardo ai sogni causati da una cena indigesta, potrei portare una piccola eccezione. In questo periodo sto leggendo “Il giro del mondo di un navigatore solitario”, biografia di Joshua Slocum, primo navigatore ad aver circumnavigato il globo in solitario in barca a vela.
A un tratto Slocum narra di un timoniere, nello specifico il timoniere della Pinta, che prende il comando della Spray e lo guida fuori da una tempesta. Slocum in quel momento era in preda ai deliri della febbre, a seguito di un’intossicazione da susine e formaggio bianco probabilmente avariato. Che si tratti di sogno o allucinazione nel mezzo del dormiveglia, non ha particolare rilevanza nel dipanarsi della vicenda. Nonostante questo, si rivela essere un buon indicatore delle condizioni in cui versava Slocum e della fortuna che ha avuto nell’uscire indenne dalla tempesta.
Non prendete in giro il lettore
“Si risvegliò nel suo letto e si accorse che era stato tutto un sogno.”
Un finale del genere è ciò che mi fa venir voglia di prendere l’autore/autrice e defenestrarlo/a insieme al suo romanzo.
I personaggi sognano, mi sta bene, ma ridurre l’intero romanzo a un sogno è la peggior presa in giro che un autore possa riservare ai suoi lettori.
Da questo potete intuire che io detesti cordialmente “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”.
Il sogno come flashback
Apprezzo particolarmente quando i sogni vengono utilizzati per narrare quale dettaglio relativo al passato del personaggio, soprattutto se i dettagli rivelati rivestono una qualche importanza alla fine della storia o servono a facilitare la comprensione di alcune azioni compiute dal personaggio.
Anche in questo caso, inserisco dei dettagli che non supererebbero un test di realtà o inserisco alcuni riferimenti a ciò che accade attorno al personaggio.
Avete presente quando il suono della sveglia si integra nel sogno e voi continuate a dormire? Ecco, una cosa del genere.
Il sogno come illusione
Ne avete combinate di cotte e di crude al vostro personaggio ma non vi basta. Volete maltrattarlo ancora più a lungo.
Cosa c’è di meglio di un bel sogno idilliaco che, al risveglio, catapulterà il vostro personaggio nella realtà peggiore come fosse una doccia ghiacciata?
Personalmente, ho utilizzato questa forma di sogno una sola volta, in un racconto ambientato ai giorni nostri.
Onironautica
In uno dei miei racconti, volevo narrare dell’esperienza dei sogni lucidi e il mio protagonista era un onironauta naturale, cioè una persona che si accorge di stare sognando e che può quindi modificare il sogno a proprio piacimento, ovviamente con la dovuta cautela.
Quando mi capita di trovarmi in un sogno lucido, le prime cose che faccio sono volare e respirare sott’acqua. Per quanto riguarda il volo, mi limito a percorrere brevi distanze a meno di un metro da terra, per impedire alla razionalità di prendere il sopravvento. Stessa cosa per quanto riguarda il respirare sott’acqua. Faccio con calma, tenendo una mano davanti alla bocca a fare da filtro. Ogni azione non in linea con le leggi della fisica deve essere compiuta lentamente, o almeno per me.
Un film ben riuscito che ho visto di recente e che aveva più o meno dei richiami all’onironautica è “Mune – il guardiano della luna”, un film d’animazione poetico, con un’ottima resa grafica e che vi consiglio di guardare, nel caso ve lo siate perso.
Da scrittori, siete soliti introdurre nella storia sogni o incubi dei vostri personaggi? Con che modalità?
Da lettori, vi piace leggere di sogni e incubi dei personaggi? Cosa ne pensate dei romanzi che si risolvono con “è stato tutto un sogno”?
Il sogno ci sta, ma deve essere breve e, possibilmente, importante per la trama, come i cani demoniaci all’inizio del film “Valzer con Bashir” (tutto il film è un viaggio alla ricerca del perché di quell’incubo).
Quanto ai miei, di incubi, devo dire che ne sono usciti un paio di racconti, ovviamente dopo averli rimaneggiati per benino. Non tutte le peperonate vengono per nuocere.
Il “è stato solo un sogno”, invece, è punibile con la pena di morte.
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Sono d’accordo, a volte le peperonate hanno il loro effetto benefico.
Non conosco “Valzer con Bashir”, ho letto ora la trama in internet e anche alcune recensioni che mi hanno incuriosita.
Credo che lo vedrò 🙂
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Ciao Chiara,
pensandoci, io sogno molto poco, o almeno mi capita raramente di ricordarmi di aver sognato e cosa.
Nei noir invece si verifica abbastanza di frequente che i protagonisti siano afflitti da incubi di un atroce passato e spesso questo serve al narratore per raccontare il vissuto del suo personaggio e provare a giustificarne le azioni…
L’avventura onirica di Alice nel paese delle Meraviglie non mi entusiasma ma confesso che la versione cinematografica di Tim Burton con il simpatico cappellaio matto (Johnny Depp per chi non lo avesse visto) mi è piaciuta molto.
Mi piace anche immaginare che la commedia Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare sia frutto di una sua intossicazione da bacche o funghi allucinogeni durante una scampagnata nei dintorni di Stratford… la peperonata non era e non dovrebbe essere consuetudine anglosassone 😀
Buona settimana
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Gli incubi del passato sono uno stratagemma narrativo che piace molto anche a me.
Per quanto riguarda la trasposizione cinematografica di Alice, nella sua versione con Johnny Depp, ammetto di esserne rimasta piacevolmente colpita. A maggio di quest’anno dovrebbe uscire il sequel, ispirato all’opera “Attraverso lo specchio”, seguito meno noto di “Alice nel paese delle meraviglie”.
Bella l’immagine di Shakespeare addormentato tra i cespugli di bacche allucinogene che sogna ciò che diventerà poi una delle sue opere più conosciute e rappresentate.
Buona settimana a te 🙂
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Raramente ricordo i miei sogni; una volta m’è capitato di inserirne uno in una storia, però quando faccio sognare un personaggio preferisco inventarli.
Dev’essere bello accorgersi di stare sognando!
PS: perché il tuo ragazzo non potrebbe mai guidare la tua auto?
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Anche a me piace inventare i sogni, quando si tratta dei personaggi 🙂
Accorgersi di stare sognando, oltre a essere bello, ha i suoi lati positivi, in caso di incubo 😉
Il mio ragazzo, pur avendo la patente, non guida (tranne in casi di estrema necessità). L’unica volta che gli ho fatto provare la mia auto in un parcheggio… Ho temuto che mi avrebbe defenestrata e che avremmo fatto la curva su due ruote.
Da allora, la mia macchina è off limits.
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