Creatività – virtù creativa, capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia. In psicologia, il termine è stato assunto a indicare un processo di dinamica intellettuale che ha come fattori caratterizzanti: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze.
(Vocabolario Treccani)
L’immagine che introduce l’articolo è una rappresentazione grafica di quello che ritengo essere l’andamento della creatività.
La linea orizzontale separa la fase di picco creativo da quella di stallo e la sinusoide rappresenta l’alternarsi regolare delle due fasi.
Mi spiego meglio, eh?
In sintesi, sono convinta che a un periodo produttivo dal punto di vista della scrittura (o di qualsiasi altra forma d’espressione) segua una fase di stallo in cui la produttività si arresta del tutto o quasi.
Col tempo ho imparato a riconoscere l’alternarsi di queste due fasi e ho capito che quando mi trovo lungo la curva discendente della sinusoide c’è poco che possa fare: costringermi a scrivere non serve a nulla.
Ma andiamo con ordine.
La vetta
È la mia fase preferita, ci avreste scommesso, vero?
Inizia come un piccolo “clic”, un’idea buona, inseribile nella storia, che “piove dal cielo”.
La metto su carta e a quel punto tante altre idee iniziano a fluire. Ho bisogno di scriverle nel momento stesso in cui si generano e mi irrito se vengo interrotta. Basta un attimo perché scivolino via e si disperdano nel mare.
Ovviamente, i capitoli migliori li produco quando mi trovo sopra alla linea orizzontale, nel punto più alto della sinusoide (dove la derivata prima vale zero e c’è un punto stazionario di massimo, per chi avesse interesse in queste cose).
Superata la vetta, però, il flusso di idee rallenta e rallenta e rallenta… La curva scende, cambia concavità e taglia la retta. Da lì, è un costante perdere tempo, tra il vagare in internet senza meta e il rileggere le parti precedenti, fino a quando accetto che ormai ho raggiunto la valle.
La valle
Ho provato più volte ad aprire il file di word e a impormi di scrivere. Come risultato, mi sono trovata a fissare il cursore lampeggiante senza battere una sola lettera. Non solo, il rimanere per ore a fissare “il blocco” senza riuscire ad andare avanti aveva effetti devastanti sulla mia autostima e non faceva altro che rallentare la risalita.
Cosa si può fare in questa fase?
Leggere, disegnare, andare a fare un giro, guardare un film o ascoltare un po’ di musica.
Ormai so che non c’è alcuna relazione diretta tra una scaletta piena di buchi e la fase di stallo: posso essere bloccata pur sapendo esattamente come evolverà la storia.
La risalita
Credo, comunque, che la risalita dalla valle inizi proprio facendo dell’altro.
Prima ho parlato di un’idea che “piove dal cielo”.
Immaginate di trovarvi ai piedi di una montagna impervia (se vi piace il Monte Ventoso di cui parla Petrarca, immaginatevi quello) cosparsa di rovi, fango e rocce taglienti. Aggiungeteci anche un po’ di ghiaccio e un paio di frane. Ah, e togliete ogni sentiero che possa garantirvi una salita agevole.
Sconsolati, vi sedete su un prato a rimirare la vetta che non raggiungerete. All’improvviso, sotto ai vostri occhi, compare un ombra che lentamente si concretizza e diventa una comoda funicolare.
Partendo dal presupposto che, se vedevate la vetta, vi trovavate anche in condizioni meteorologiche che vi avrebbero permesso di vedere la funicolare a un metro dal vostro naso, quando mai vi capiterà una cosa simile?
Mai.
Quindi, se una funicolare non può comparire dal nulla, come può un’idea piovere dal cielo?
Genesi dell’idea
Riprendiamo un momento la definizione di creatività a inizio articolo: “particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze”.
Leggendo, guardando un film, andando a passeggiare… Insomma, stimolando in qualche modo la propria immaginazione, il cervello innesca un meccanismo per cui struttura in modo nuovo ciò che ha assorbito a livello più o meno conscio. Da qui, l’impressione che l’idea piova dal cielo.
Per come la vedo io, la fase di risalita parte nel momento in cui la mente è soggetta a nuovi stimoli, quindi, fate i bravi: leggete un libro o fate una passeggiata, ogni tanto.
Vi farà bene e le vostre sinapsi vi ringrazieranno.
E voi? Attraversate le due fasi del ciclo creativo o siete sempre pieni di idee? O credete forse di non averne e di trovarvi sempre al di sotto della retta orizzontale?
Cito dal vocabolario Treccani alla voce: Ispirazione
ispirato (ant. o letter. inspirato) agg. [part. pass. di ispirare]. – Che è opera d’ispirazione: libri i., quelli delle Sacre Scritture. Riferito a persona, si dice soprattutto di chi nel creare un’opera d’arte, nello scrivere, nel parlare, ha l’animo come acceso di una luce e di un fuoco soprannaturale che eccita ed esalta la sua fantasia: un poeta, un pittore, un oratore i.; avere la mente i.; essere, sentirsi ispirato; anche dell’opera o delle parole che sono improntate da tale fervore fantastico: poesia, versi i., musica i.; tenne un discorso i.; e per indicare il modo con cui si rivela esternamente l’estasi e l’entusiasmo interiore: dipingeva, suonava con il volto i.; parlò con accento i.; avere l’occhio ispirato. Con uso di sost., fare l’ispirato, affettare nell’atteggiamento, nel tono di voce, o in genere nel contegno, un’ispirazione (religiosa o artistica) che non si ha. ◆ Avv. ispirataménte, con ispirazione, in modo o con aspetto o con tono ispirato: suonare, predicare ispiratamente.
Più in breve il tuo “clic”…
Difficile per molti comprendere la magia di un clic, non basta l’idea, non basta la voglia, non basta la fortuna…
L’artista nel suo campo è qualcuno che si anima e riesce ad animare… per chi guarda: un genio, così forte eppure così fragile… anima geniale e folle…
Edgar Allan Poe di se stesso scriveva:
“Discendo da una stirpe famosa per vigore di fantasia e per la veemenza delle passioni. Gli uomini mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una suprema forma di intelligenza; e se la maggior parte di quanto è superiore, di quanto è profondo, non deriva da qualche malattia del pensiero, o da speciali modi dello spirito che pigliano il sopravvento sul senso comune. Colui che sogna a occhi aperti sa di molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo. Nelle sue nebbiose visioni, egli afferra sprazzi di eternità […] penetra nell’oceano sterminato della – luce ineffabile -“.
Spero cara Chiara, aspirante scrittrice, che tu possa concordare con me, vorace lettrice, che a tutte quelle grandi menti è doveroso il nostro elogio e il nostro ringraziamento per aver condiviso con noi la loro “creatività”.
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“Colui che sogna a occhi aperti sa di molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo.”
Questa citazione è tanto bella quanto vera. Un sogno a occhi aperti porta con sé la stessa magia di un normale sogno ma, ad essa, si somma la coscienza dell’essere svegli che consente di analizzarne ogni sfumatura intrinseca.
Concordo con te, cara Mary, è giusto e doveroso che il nostro ringraziamento vada a tutti coloro che sono stati in grado di comunicarci la loro personalissima dimensione di sogno.
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Ho talmente poco tempo che sfrutto le fasi di picco per accumulare idee, che poi posso sviluppare quando voglio 😉
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È una buona tecnica anche questa, anche se in genere, al di fuori delle fasi di picco, scrivo al massimo qualche parola…
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Ho fatto di necessità virtù… altrimenti non ce la farei proprio più *_*
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Anch’io passo periodi di “secca”, ma non così regolari. Di solito sono momenti in cui ho un down energetico, sono triste o stanca. Per il resto risolvo non mettendomi mai davanti al foglio bianco con zero idee. Fantastico sul pezzo che deve venire mentre la vita quotidiana scorre, oziosamente, e in questo modo mi siedo al PC con lo spunto iniziale già in mente. Il resto viene di conseguenza. Su di me funziona, salvo eccezioni. 🙂
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Il non sedersi davanti al foglio bianco nei periodi di secca secondo me è il modo migliore per evitare crolli di autostima. Ormai sono convinta che quello sia il rimedio universale per ridurre al minimo l’impatto degli avvallamenti 😉
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