Lapponia finlandese (seconda parte)

P1100970Al terzo giorno, dopo un giorno di viaggio e una giornata di escursione in motoslitta, ho temuto che non sarei riuscita ad alzarmi dal letto. Stavo accusando i sintomi del freddo (nel frattempo la temperatura era scesa a -20°C) e delle troppe ore di buio. Mi sono occorse tre sveglie per trovare il coraggio di mettermi almeno seduta sul materasso.
Dopo ben 45 minuti di vestizione mattutina, sono uscita per fare colazione, perché la sala ristorante, purtroppo, si trovava a un centinaio di metri dal cottage.
A colazione ultimata, ho avuto giusto il tempo di lavare i denti e, dopo un assaggio della temperatura esterna, ho aggiunto uno strato extra di maglioni di cui pensavo di non avere bisogno.
Qualche minuto più tardi, mi sono ricongiunta al gruppo e siamo partiti in pullman alla volta dell’Artic Snow Hotel e di Rovaniemi, capitanati da Guido/Francesco, come sempre energico fin dal primo mattino e attento alle nostre esigenze. Vista la giornata serena, ha chiesto all’autista di fermarsi per farci scattare qualche foto all’alba e al cielo tinto di rosso interrotto solo dalle figure scure degli alberi in lontananza.
Scattate le foto e risaliti sul pullman, ci siamo addormentati tutti, uno dopo l’altro. A nostra discolpa, possiamo dire che gli autisti finlandesi guidano benissimo.

Artic Snow Hotel & Glass Igloo
P1100855I Glass Igloo sono proprio ciò che il nome lascia intuire. Sono bungalow a forma di igloo riscaldati all’interno e con il soffitto interamente di vetro. Grazie a Guido/Francesco, che ha chiesto ad alcuni turisti di poter vedere l’interno del loro igloo, ci è stato concesso di dare un’occhiata dentro. Erano davvero belli, dall’aspetto accogliente. Quando siamo arrivati, il cielo era chiaro, ma immagino che di notte si dovesse avere una bellissima vista del cielo stellato. Negli igloo è inoltre attivo il servizio “Aurora alert”, ossia, quando si verifica un’aurora boreale, suona la sveglia ed è possibile regolare il letto per ammirarla standosene comodamente sdraiati sotto le coperte. Senza dubbio una sistemazione molto più confortevole (e molto più costosa) di quella da me adottata la notte precedente, sdraiata a terra a -18°C con le dita congelate e il braccio conficcato nella neve a fare da cavalletto. Chiediamoci poi perché l’obiettivo della macchina fotografica si gelava di continuo e il cellulare, prima di spegnersi, ha dato l’allarme: “impossibile utilizzare il flash con temperature troppo basse”.
Terminata la visita agli igloo di vetro, ci siamo spostati nell’albergo di ghiaccio. Ammetto che la sensazione che si ha appena entrati è di calore. La temperatura nelle camere va dai -5°C agli 0°C, quindi “calda” rispetto all’esterno.IceHotelLa camere erano fatte interamente di ghiacchio, scolpite con precisione e illuminate da LED colorati.
Ci siamo fermati a mangiare al ristorante di ghiaccio (indovinate di che materiale erano tavoli e le sedie?) e ho capito perché il giorno precedente, nella tenda Sami, le posate fossero di legno (o materiale simile, non l’ho capito con precisione, visto che il tatto mi aveva abbandonata). Le posate di acciaio si incollano alle dita per il freddo.
Il dolce, una specie di pasta frolla ripiena di mousse al cioccolato e marmellata di fragole, ci è stato servito su un bellissimo piattino di ghiaccio a forma di fiocco di neve.

Il villaggio di Babbo Natale e Rovaniemi
P1100931Subito dopo ci siamo recati al villaggio di Babbo Natale, un luogo magico e bellissimo per i bambini e anche per i “meno bambini” come me.
La casa di Babbo Natale aveva il tetto a punta, illuminato da una luce calda. All’interno c’era un percorso tra pacchi regalo, ghiacci che scricchiolavano sotto ai piedi e un enorme orologio con gli ingranaggi di legno in funzione. All’ingresso della sala in cui si trovava Babbo Natale c’era un elfo che accoglieva i visitatori, chiedeva il paese di provenienza e lo comunicava a Babbo Natale che… parlava nella loro lingua!
Prima di me c’era un gruppo di italiani, quattro adulti, che hanno chiesto di poter telefonare alla loro nipotina in Italia e metterla in vivavoce. Babbo Natale ha acconsentito e ha parlato con la bambina a distanza.
Ecco, forse vale la pena di visitare il villaggio almeno una volta nella vita, anche per chi non ci crede più.
P1100932Lì ci sono anche delle colonnine che indicano il punto in cui passa il circolo polare artico, che attraversa il villaggio proprio nel mezzo.
Della città di Rovaniemi, purtroppo, non abbiamo visto molto, siamo arrivati che era già buio e avevamo poco tempo a disposizione, poiché ci eravamo fermati più a lungo all’albergo di ghiaccio. Diciamo che, se si vuole fare shopping e portare qualche ricordo ad amici e parenti, Rovaniemi è l’ideale. C’è molta scelta e a prezzi più bassi di quelli che si trovavano ad Akaslompolo. Ovviamente, sempre leggere i cartellini. Un po’ per il rischio di portare a casa un manufatto con scritto “made in China” (niente da dire sulla qualità, ma non è molto lappone) e un po’ per il significato che certi oggetti hanno nella cultura lappone. In questo modo, se regalerete a un vostro amico un ciondolo di corno contenente una polvere per potenziare le virtù maschili, lo farete in modo consapevole.

Il safari con gli husky
Il giorno successivo abbiamo preso il pullman diretti alla fattoria degli husky. La temperatura era scesa a -30°C, il cielo era limpido e io ero contenta del mio acquisto del giorno precedente: dei fantastici adesivi termici da infilare negli scarponi e che garantiscono per sei ore una temperatura compresa tra i 38°C e i 42°C.
Indossavo un paio di pantaloni tecnici, un paio di leggings, un paio di pantaloni di pile, una maglia tecnica, una dolcevita di cotone, una felpa, una felpa di pile, una sciarpa, un balaclava (una specie di passamontagna), un cappello, due paia di guanti, un paio di calze di cotone, un paio di calze tecniche e un paio di calze di lana, il tutto in aggiunta alla tuta da sci e agli scarponi foderati.
Se questo ancora non rende l’idea, a pranzo un ragazzo si è tolto lo scaldacollo, lo ha appoggiato su un tavolo e, quando lo ha ripreso in mano, stava in piedi da solo!
Questo per darvi un’idea del freddo che poteva fare sulla slitta in movimento trainata dai cani.huskyDopo un paio di indicazioni da parte delle titolari della fattoria su come e quando frenare, ci hanno fatti disporre sulle slitte. Ci hanno spiegato che i cani tirano la slitta perché lo hanno nei geni. Di norma fanno accoppiare due cani da tiro e lasciano che sia la madre a insegnare al cucciolo. L’uomo non può insegnare nulla agli husky, tutto ciò che può fare è mettere madre e cucciolo affiancati nella stessa muta di cani. Se però il cucciolo non traina la slitta e non impara dalla madre, non tirerà mai una slitta in vita sua.
La muta di cani era disposta secondo uno schema 2-1-2. In attesa che ci dessero il via, i cani continuavano ad abbaiare e ad azzuffarsi, per decidere chi avrebbe occupato la posizione di destra e chi quella di sinistra. Prima del safari erano agitatissimi e, se la slitta non fosse stata legata, sarebbero partiti anche da soli, senza guidatore.
Per fermare i cani servono una forza e un peso non indifferenti. La slitta ha come freno una specie di morsa di ferro dentellata che si pianta nel ghiaccio. Si può frenare appoggiandoci sopra un piede o salendo con tutto il peso. All’inizio, nemmeno saltandoci sopra con tutto il mio peso riuscivo a fermare i cani. Facevo una fatica mostruosa e gli husky continuavano a tirare, a cercare di sorpassare la slitta davanti a noi, cosa che ci avevano raccomandato di non fare, poiché c’è il rischio che i cani facciano i loro bisogni sul guidatore o sul passeggero della slitta sorpassata.
Dopo qualche chilometro, finalmente i cani hanno iniziato a rispondere al freno. Sul momento avevo pensato di essere io una totale incapace, invece gli altri membri del gruppo mi hanno confermato che all’inizio era davvero impossibile tenerli.

Il rientro
Il giorno successivo, con una temperatura di -37.5°C, abbiamo preso il volo per il rientro e siamo atterrati a Malpensa alle 18.05 circa, concludendo la vacanza con un saluto di gruppo.
A questo proposito, ringrazio tantissimo Mariangela per le foto del safari con gli husky che vedete nell’articolo, scattate quando la mia macchina fotografica aveva deciso che ne aveva abbastanza del freddo lappone.
Questo è senza dubbio un viaggio che porterò con me per il resto della mia vita.
L’aurora boreale è un fenomeno naturale che merita di essere visto, così come è meraviglioso osservare lo stile di vita di un popolo totalmente diverso dal nostro.
Inoltre, quando da piccola guardavo Balto e guidavo una slitta di cuscini, mai avrei immaginato che un giorno avrei guidato davvero una slitta di cani.
Sono contenta anche di essermi rivolta a Norama e non posso che confermare la professionalità rilevata dalle recensioni che avevo trovato in internet.
Ovviamente, un ringraziamento non può mancare ai simpaticissimi e divertenti compagni di viaggio che ho avuto il piacere di incontrare e che ringrazio anche per le foto che purtroppo non vedete nell’articolo per esigenze di spazio.
Sono stati solo tre giorni (più due di viaggio), ma tre giorni davvero intensi e che, senza dubbio, influenzeranno in profondità le terre gelate di LEDE, il cui mondo è stato modellato proprio sulla base dei viaggi che hanno lasciato un’impronta dentro di me.

4 Comments

  1. Ciao Chiara,
    ti ringrazio per la precisione e l’entusiasmo con i quali ci hai narrato il tuo viaggio…
    è stato come viverlo un pochino in prima persona. 🙂
    Davvero una bella avventura,
    complimenti a te e ai tuoi compagni di viaggio per la temerarietà con la quale vi siete tuffati nel gelido nord!!
    Chissà se un giorno riuscirò ad andarci.
    Buona domenica!

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    1. Ciao Mary, grazie mille a te per la lettura e per i tuoi commenti. Sono felice di essere riuscita a trasmetterti le mie emozioni e impressioni su una terra gelida così diversa dall’Italia (in cui immagino tu viva, dal momento che fai colazione con sfogliatella e caffè 😉 ).
      Buona domenica e buona settimana!

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